L’acume politico di Luciano D’Alfonso, normalmente, non ha bisogno dell’utile “insipienza” di proposte giuridicamente irricevibili e politicamente inattuabili. Ma se capita ne approfitta, anche quando la sua proposta lo costringe a “sbavature” che normalmente non gli appartengono.
Si può ipotizzare che nei primi sei mesi della prossima legislatura si stabilisca una norma che impedisca agli eletti il transito da una lista a un’altra senza che lui (che può!) si sia reso promotore e abbia ottenuto la modifica dell’articolo 67 della Costituzione? Oppure ritiene che ci possa essere dicotomia tra Parlamentare e Consigliere Regionale lasciando il primo senza vincolo di mandato e che al secondo venga imposto un mandato imperativo come previsto nelle costituzioni del Bangladesh e dell’India?
Ciò premesso la sua ipotesi ha perlomeno il pregio di cogliere esigenze generali e non è ridotta al “perimetro peloso” degli ex Assessori. É normale chiedere al Presidente della Regione di prestarsi alla elisione dell’articolo 51 della Costituzione che tutela l’elettorato passivo impedendo a chi ne ha diritto di candidarsi dove ritiene più opportuno peraltro alla fine di un mandato? E se il sacro fuoco dell’etica e della coerenza arde così forte nei cuori leghisti perché non chiedere qui e ora la rimozione dalla Giunta dell’ex esponente leghista mentre si preferisce rimandare a tra sei mesi la punizione chiedendo ad altri di infliggerla? Forse per problemi legati alla surroga?
E se il Presidente Marsilio rispondesse che per i “trasformisti” intende utilizzare il metodo D’Eramo che ha accolto in Abruzzo nel gruppo Lega un Parlamentare eletto nel Movimento 5 Stelle, lo ha fatto Dirigente di Partito e lo ha candidato alle successive elezioni nella lista Lega cosa gli si potrebbe rispondere? La verità è più semplice…si parla a nuora affinché suocera (Verì?) intenda…
Intanto l’U.d.c., per quel che vale, non accetterà sindacati ispettivi sulle proprie liste e candiderà chi vuole a prescindere.
Gianfranco Giuliante – Portavoce U.d.c. Abruzzo