Nei giorni scorsi, i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Sulmona (AQ), impegnati nelle verifiche per la prevenzione dei reati ambientali, hanno individuato una vasta area (circa 3000 metri quadrati), interna alle pertinenze di una Ditta (in fase di liquidazione) che estraeva calcare, in cui è stato realizzato un deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, senza autorizzazione nel Comune di Raiano (AQ).
I militari hanno sequestrato l’area e deferito all’Autorità Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Sulmona (AQ), l’Amministratore Unico, S.M. di anni 75, per i reati previsti dal D. Lgs. 152/2006 contestando le fattispecie di divieto di abbandono di rifiuti e l’attività di gestione di rifiuti non autorizzata da parte di imprese. In caso di condanna si rischiano le pene dell’arresto da sei mesi a due anni e l’ammenda da 2.600 a 26.000 euro.
I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Collelongo (AQ), a conclusione di controlli degli scarichi di aziende nei corpi idrici, effettuati unitamente al personale tecnico dell’ARTA ABRUZZO, hanno deferito all’Autorità Giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avezzano (AQ), l’Amministratore Unico, M.M. di anni 77, di una azienda agricola che scaricava acque industriali in pubblica fognatura, senza autorizzazione nel Comune di Ortucchio (AQ), in violazione della normativa ambientale sugli scarichi del D. Lgs. 152/2006, che prevede l’arresto da sei mesi a due anni e l’ammenda da 1.500 a 10.000 euro. Qualora ne ricorrano i presupposti il contravventore può essere ammesso a procedura estintiva dei reati ambientali se vengano messe in atto di opportune prescrizioni finalizzate a limitare e prevenire il danno.
Inoltre, nello specifico caso, i risultati delle analisi dei Tecnici ARTA hanno accertato che i campioni prelevati dalle acque di scarico superavano i valori limite di emissione, circostanza che configurerebbe una ulteriore violazione della normativa di tutela dei corpi idrici, in conseguenza della quale il trasgressore soggiace ad una sanzione amministrativa che può raggiungere i 30.000 euro.