AVEZZANO – Gli ultimi eventi meteorici hanno riproposto in maniera evidente le fragilità dei nostri sistemi urbani: alberi che cadono o comunque rami di alberi tranciati e caduti addosso a persone o cose, allagamenti diffusi e di notevole rilevanza e via dicendo. A questi fatti, legati agli eventi meteorici ma di cui questi non sono la causa diretta ma solo l’occasione perché essi si verifichino, si aggiungono i vari provvedimenti delle Autorità che vanno dall’“allerta meteo”, con coinvolgimento della Protezione Civile, alla chiusura di Scuole e Università… Ma a parte facili commenti, in realtà, questi fatti denunciano la fragilità dei sistemi urbani e le conseguenti insufficienze che sono poi la reale causa degli allagamenti e eventi connessi di ogni tipo.
Se prendiamo in esame la Nostra Città, possiamo facilmente renderci conto che la fragilità si sta estendendo a vista d’occhio. Decenni di scarsa manutenzione delle strutture arboree, e va ricordato come l’albero nell’ecosistema urbano abbia una vita diversa che altrove, hanno portato a esemplari anche bellissimi che covano però dentro di sé la propria rovina. Potature più o meno razionali non hanno certo migliorato lo stato delle piante che rischiano l’eliminazione, che sicuramente arrecherà un danno secondario perché ci vorranno decenni per sostituire le attuali presenze.
Ma esiste anche l’altro problema degli allagamenti, nient’affatto trascurabile, tant’è che questi han causato problemi secondari assai rilevanti che hanno ulteriormente messo in crisi la città.
Il sistema fognario cittadino risale, come ultima ristrutturazione e sistemazione, agli anni ’70 quando furono realizzate le nuove grandi dorsali. L’intero sistema fu collegato, mediante tubazioni di grossa sezione e con materiali di lunga durata (vetroresina soprattutto se non ricordo male) con una adeguata rete di chiusini, pozzetti e caditoie e, anche, sistemi di sifonaggio ai collegamenti con le aste di adduzione secondarie e agli allacci delle singole utenze.
Già sul finire degli anni ’80 e nei primi anni ’90, ovvero col nascere di una edificazione non più legata ai costruttori classici, si verificarono strani casi di cattivi collegamenti. Ad esempio alcuni edifici residenziali a schiera di Piazza Torlonia che, effettuati senza sifonaggio, ove la condotta principale dal comportamento in canaletta fosse andata invece in pressione, avrebbe scaricato indietro il surplus inondando cantine e scantinati.
Più recentemente, si segnalano le espulsioni di tombini a Piazza Cavour per le dorsali locali andate in pressione. Ma perché una condotta fognaria che dovrebbe funzionare a canaletta con un riempimento non oltre il 30-45% finisce a funzionare in pressione? Solo per un incongruo ed inatteso arrivo di un’onda di piena? Sarà opportuno chiarire alcune cose.
Innanzitutto, le fognature si studiano sulla base di un’analisi del bacino o territorio servito, che ha una sua estensione, un suo apporto meteorico normale ed uno, invece, critico che si fonda in genere su periodi da 10 min a 1 ora. Tali apporti hanno tempi di ritorno che si possono valutare entro i 100 anni ai fini progettuali. Così pure si stima il cosiddetto “tempo di corrivazione”, che dipende dalla struttura del bacino servito e dalle sue dimensioni, e che è una caratteristica del sistema.
Le fognature dunque si studiano come sezioni e distribuzione ed articolazione sulla base di una portata di progetto che ha un suo valore massimo estremo che si valuta mediante metodi statistici (funzioni estreme di Gumbel per chi fosse interessato). Si tiene conto, in sede di progetto, della possibile evoluzione del sistema servito per un periodo sufficientemente lungo ma comunque non eterno e ciò, ovviamente, significa che se la città cresce, il sistema fognario debba crescere con essa.
L’assenza di manutenzione, il non pulire adeguatamente le strade, la cementificazione di sempre maggiori aree, sono solo alcuni degli elementi che possono essere concausa della crisi del sistema fognario cittadino che, d’altra parte, se non fa fronte alle situazioni meteoriche che si presentano, non è sempre perché queste abbiano superato le portate di progetto!
Questo cosa vuol dire? L’altro giorno si sono avute piogge molto intese, forse con apporto critico di 65-85 mm in un periodo da 10 min. a 1 ora; quindi un apporto notevole ma che sarebbe dovuto ricadere entro le potenzialità del sistema con possibili sforature solo in certi punti. L’insufficienza di evacuazione, al contrario, è stata diffusa largamente sull’intero territorio cittadino, come mostrano immagini e filmati ripresi dappertutto.
Allora, di fronte a notevoli e rilevanti insufficienze del sistema, occorre indagarne le ragioni. Sicuramente la mancata realizzazione di un’asta aggiuntiva di allontanamento delle portate di acqua meteorica da Avezzano Nord (se ne parlava circa 10 anni fa) lungo la Via Panoramica potrebbe essere una ragione da analizzare. Tuttavia va anche detto che se l’insufficienza insorge anche dove le pendenze dovrebbero garantire l’evacuazione della portata, con un aumento di velocità, e invece le fogne finiscono in pressione o in ristagno, il problema sarà sicuramente legato al fatto che potrebbe mancare un’adeguata manutenzione. L’allagamento, comunque, può essere legato all’insufficienza ma anche al fatto che le caditoie siano intasate e mal manutenute.
Che senso ha creare una scanalatura nell’asfalto, dinanzi ad un supermercato cittadino se poi mancano le pendenze stradali per la corretta evacuazione delle acque di superficie?
Poi ci si può chiedere se taluni sistemi di servizi, tipo i cavidotti telefonici, siano stati adeguatamente realizzati. Ciò perché se alcuni di essi si sono riempiti d’acqua, in zone a sud di Via XX Settembre, le fogne c’entrano assai poco ed è un chiaro difetto di costruzione che da almeno 3-4 giorni sta rendendo inefficiente il servizio telefonico per numerosi utenti.
Il problema reale dei sistemi di servizio ed impianti urbani oltre che tecnico è politico, infatti, forse, con le strade e le fogne e gli alberi non si guadagnano voti mentre con altre iniziative sì…
Ah! Prima di chiudere vorrei riportare un esempio: nelle aree del Basso Piave le piogge dei giorni scorsi han portato onde di piene assai più rilevanti delle nostre e, sembra, che il sistema delle golene ben manutenute abbia fatto bene il suo lavoro. Son finite sott’acqua solo alcune case abusivamente realizzate in zone golenali… Forse se invece di far costruire case dove non si può oppure obbligando a fare le cose come si deve, il problema degli allagamenti vari non ci sarebbe e non sarebbe necessario ricorrere alla chiusura delle città!
Un tempo, quando andavamo a scuola noi, era difficile che pioggia o neve portassero a far chiudere le scuole. Ciò significa o che all’epoca comandavano le SS oppure che i problemi non c’erano: ai lettori l’ardua sentenza!
Non ditemi però che all’epoca c’era scarsa consapevolezza perché il tempo di corrivazione del bacino dipende dal bacino, mica dalla consapevolezza!
Absit iniuria verbis.
gmdp