di Ferdinando Mercuri
AVEZZANO – Oltre 30.000 metri quadrati di asbesto, detto amianto, sono stati individuati dalla Polizia Locale di Avezzano. Si tratta di minerali inosilicati (serie degli anfiboli) e del gruppo dei fillosilicati (serie del serpentino), che per le loro qualità, ed il basso costo, sono stati utilizzati in Italia fino all’entrata in vigore della Legge 257 del 1992, essendo poi stati banditi.
Dopo un anno e mezzo si chiude con 38 sanzioni amministrative, l’operazione, denominata appunto, “Asbesto”, l’indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Avezzano.
«Agenti e ufficiali del Reparto edilizia e ambiente, condotta dal capitano Adriano Fedele, hanno eseguito decine e decine di ispezioni di carattere “ambientale”, che hanno consentito di portare alla luce l’enorme quantità di superfice di materiale pericolo. Si tratta di superfici non censite, in amianto lesionato e in via di sfaldamento con gravissimo pericolo per la salute pubblica – ha spiegato il comandante della polizia locale di Avezzano, Luca Montanari – . Sono coperture di tetti di edifici (soprattutto industriali) sparsi ovunque in città, i cui proprietari hanno, non solo totalmente disatteso le prescrizioni dettate dalla normativa in materia – una legge del 1992 –, ma anche e soprattutto trascurato di eliminare i rischi derivanti da quelle vere e proprie “bombe ecologiche”.
I minerali di asbesto hanno la capacità di suddivisione longitudinale in fibrille, lunghe e flessibili e sempre più sottili e sono, perciò, facilmente inalabili.
L’operazione capillare e certosina della Polizia Locale, fatta di sopralluoghi “casa per casa”, ha consentito di accertare, attraversa la mancata esibizione di “certificazioni di salute” dei vari tetti in amianto, la presenza del pericoloso materiale. Alle decine di trasgressori sono state immediatamente applicate sanzioni amministrative di 1.721 euro. Le certificazioni successivamente giunte agli uffici hanno consentito di rilevare un gravissimo stato di salute dei numerosi tetti in amianto presenti in città, dichiarato dai tecnici friabile e altamente volatile. Sono state prescritte, di conseguenza, le rimozioni (comunque entro un anno) a mezzo di ditte specializzate».
«Per coloro che non hanno fatto pervenire le dovute certificazioni – viene precisato – seguiranno ulteriori sanzioni di 6.500,00 euro, unitamente alla diffida alla immediata riduzione del rischio, coinvolgendo l’ARTA, al cui esito è prevista – in caso di ulteriore omissione – l’attivazione di procedimenti penali e l’avvio di una procedura di rimozione coattiva a spese dei trasgressori».
La suddetta attività delegata dalla Procura della Repubblica ha assorbito diverse migliaia di “ore lavoro” su strada, ma anche in ufficio.