di Emanuela Scipioni
L’ultimo saluto a Maria Teresa Letta è stato un vero e proprio tributo alla donna, alla madre, alla professoressa, alla vicepresidente nazionale della Croce Rossa Italiana, ma non ultimo, alla persona di fede, che ha portato, fino all’ultimo, il peso della sofferenza “insieme a Chi, per primo, le ha prese tutte su di Sé”, come ha ricordato suo figlio, don Gianni, parroco di San Giuseppe Artigiano a Roma. “Non si scende dalla croce e mia madre, dal mese di febbraio, aveva compreso che era iniziato il suo calvario”. Anche don Claide, parroco della Cattedrale di San Bartolomeo, parrocchia di cui faceva parte la Prof.ssa Letta si commuove, “Non ci ha insegnato solo come si vive, ma anche come si muore”. E nell’omelia, Sua Eccellenza Giovanni Massaro, vescovo della Diocesi della Marsica, ricorda la lettera di San Paolo a Timoteo, presente proprio nella liturgia della scorsa domenica – “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno” e – prosegue – “queste parole possono essere applicate alle sue labbra”. Tutti coloro che l’hanno conosciuta hanno esaltato della Prof.ssa Letta la concretezza, la tenacia, la generosità, il coraggio, la sua dedizione verso la famiglia, verso la scuola e verso la Croce Rossa, di cui ha sempre voluto trasmettere ai collaboratori, incarnandoli lei per prima, i 7 principi, guida e faro delle azioni dei Volontari. Come ha ricordato il saluto di Marika, volontaria della Croce Rossa, che ha commosso la numerosa platea di partecipanti. “Ti ho conosciuta in uno dei giorni più devastanti della mia vita, quel 6 aprile che la vita me l’ha cambiata per sempre. Prima di allora eri il Comitato regionale. Il tuo nome incuteva un po’ terrore, la professoressa Letta, un’ombra gigante sul mio piccolo comitato, così ti raccontavano. Poi, quando per te ero solo il Commissario dei Pionieri dell’Aquila, mi hai chiesto per telefono di mandarti la lista delle cose che ci mancavano, e così dopo poche ore ci sono arrivate scarpe, lenti a contatto, spazzolini dentifrici e spazzole per i capelli”. E continua – “Conoscevi i nomi e le storie di tutte le famiglie che hanno alloggiato nei Map Cri ad Onna e a San Gregorio. Mi sono sempre chiesta come facessi a ricordarti tutto e tutti. Tu hai sempre chiamato tutti per nome, perché il rispetto per la dignità delle persone è anche questo, è scoprire cosa c’è al di là di quel che appare”. Infine, l’ultimo ricordo della celebrazione funebre è stato quello di Loredana – “Tu eri sempre in prima linea, la nostra forza trainante, determinata e testarda ci spronavi a fare di più a fare meglio, perché dicevi “Chi è più fortunato non può voltare le spalle a chi lo è meno”. Sfido a trovare qualcuno che non si è beccato un tuo rimprovero…È successo anche a me…. ma poi mi guardavi e dicevi “Su, su ora andiamo avanti…” e nei tuoi occhi capivo che credevi in me”. Loredana racconta poi il lato umano e vulnerabile della presidente – “Ti ho vista anche con gli occhi lucidi e con qualche lacrima sul viso, tu che eri sempre forte, la nostra roccia, ti abbandonavi a noi, a me, Pierluigi, Marika e Roberta, quando ti scalfivano il cuore, l’anima” . Loredana racconta ancora come “grazie, scusa e per favore” fossero le tre parole di cortesia sempre presenti nelle conversazioni della vicepresidente. E così conclude “Ora sono io a dirti “Grazie” per ogni giorno trascorso insieme. “Scusa” per tutte le volte che non ti ho capita davvero, e ti chiedo scusa anche per quelli che fino ad oggi non hanno avuto il coraggio di farlo… “Per favore” continua a guidarci nella più grande opera di umanità che è la Croce Rossa…Croce Rossa che tu tanto hai amato…”