La legge sulla sindacalizzazione militare ha predisposto la road map dei diversi decreti attuativi che devono dare operatività a quanto stabilito dalla normativa.
Il Ministro della Difesa il 26 luglio scorso ha emanato il decreto che disciplina le modalità di versamento da parte delle diverse amministrazioni (FFAA o FFPP Militari) delle trattenute sindacali in base alle deleghe raccolte dalle varie sigle, null’altro.
Cosa succede invece in Viale Romania dove lo stato maggiore dell’Arma dei Carabinieri interpreta in maniera discutibile, come fa spesso quando si deve occupare dei sindacati?
Accade che lo scorso mese, arbitrariamente, non ha svolto la sua azione obbligatoria di intermediazione tra la raccolta delle quote relative alle deleghe sindacali dei Carabinieri e il successivo versamento nei conti correnti dei sindacati, e senza nessuna ragione ne interlocuzione ha bloccato il tutto non eseguendo i pagamenti, in una chiara azione anti sindacale (una delle più gravi secondo le varie sentenze che hanno avuto ad oggetto proprio questa tipologia di prepotente prevaricazione, condannando sempre il datore di lavoro). Tra l’altro l’idea che possa bloccare il versamento di una quota destinata a qualsiasi tipo di associazione, quando esiste una firma del dipendente, è fuori da qualsiasi normativa.
Nel corso di alcuni confronti avuti in passato tra i dirigenti nazionali del Nuovo Sindacato Carabinieri e l’ufficio relazioni sindacali dell’Arma è stato più volte ribadito come i sindacati siano associazioni di tipo privatistico, che le invasioni e gli abusi sulla gestione democratica interna non possono essere tollerati, che l’unica azione che deve fare lo stato maggiore attraverso la sua articolazione amministrativa sulle deleghe è unicamente il prelievo sugli stipendi e il versamento nelle casse delle associazioni. La gestione e la certificazione della rappresentatività sono di esclusiva responsabilità del ministero della pubblica amministrazione, che ha già disciplinato da tempo in quale modalità deve avvenire (con il DL 165/2001 e attraverso le indicazioni dell’agenzia ARAN che cura gli aspetti tecnici) e che è l’unico organo competente ad emanare i decreti relativi alla rappresentatività delle singole sigle e ai relativi distacchi sindacali. (non è l’Arma nè le altre FFAA che possono arbitrariamente decidere su questo).
Lo stesso decreto del ministro della difesa riconosce, giustamente, l’autonomia delle associazioni nel predisporre i modelli relativi alle deleghe. E’ quindi chiaro che il datore di lavoro, nel nostro caso l’Arma dei Carabinieri del generale Luzi, non può invadere la sfera assolutamente privatistica di una associazione sindacale (p.e. è come se imponessero a una banca una propria disciplina/modelli quando un Carabiniere firma per un prestito o per la cessione del quinto e/o non eseguissero il pagamento secondo “convinzioni” proprie).
E’ sorprendente, conclude Roberto Di Stefano, segretario nazionale del Nuovo Sindacato Carabinieri, che una istituzione che ha al centro della sua attività il combattere, prevenendo e reprimendo, contro la prevaricazione dei diritti dei Cittadini, continui a compiere abusi, intervenendo in maniera unilaterale, su chi si sta impegnando per costruire finalmente una vera rappresentanza del personale e una giusta rete di solidarietà che tuteli i diritti e la sicurezza di tutti i Carabinieri, proprio per avere Donne e Uomini che abbiano la giusta serenità per compiere al meglio la propria professione di vicinanza alle Comunità. Invece, purtroppo, la giustizia, anche in questo caso, in assenza di correzioni procedurali, dovrà avvenire attraverso il ricorso a contenziosi. Che peccato, anche per la occasione mancata di un confronto che avrebbe evitato l’ennesima delusione.
Comprendo la difficoltà, è un mondo quasi impermeabile alle critiche e al confronto, i nostri dirigenti quasi mai hanno l’abitudine di chiedere scusa quando fanno errori e spesso tendono a irrigidirsi invece di ricostruire le relazioni ammettendo proprie responsabilità, ma come abbiamo detto più volte la sindacalizzazione è un treno in corsa, rappresenta un progresso positivo e democratico, non può certo essere fermato con queste inspiegabili, per l’esperienza degli stati maggiori, azioni di contrasto. La novità va accompagnata, insieme.
Noi siamo sempre disponibili al confronto, nonostante abbiamo chiesto, più volte e inutilmente, incontri bilaterali o insieme alle altre sigle proprio per creare regolamenti e indicazioni che tengano conto delle esigenze delle due parti, che devono essere assolutamente terze.
Insieme alle altre sigle sindacali stiamo producendo le richieste di incontri e confronti con i ministri neo eletti che hanno la competenza sulle Forze di Polizia a ordinamento militare e Armate; magari non sanno cosa sta succedendo ed è giusto che abbiano conoscenza di cosa sta accadendo da troppo tempo.