Poche ore fa se ne è andato Piero Angela, grandissimo divulgatore di scienze e cultura, capace di fare audience trattando gli argomenti più complessi, rendendoli accessibili al grande pubblico televisivo. E capace di farlo, soprattutto, senza i meccanismi di ingaggio del telespettatore tipici delle “gabbie televisive” costruite a suon di insulti, scontri verbali o pseudo ideologici.
Ma se è facile contrapporre Piero Angela, ed il suo Quark, ai programmi più triviali della TV è giusto anche ricordare quello che lo distingueva dalla cultura che non sfonda in televisione così come, trovandoci sotto elezioni, è opportuno menzionare qualche lezione scomoda sulla politica – in particolar modo la propaganda- e il nostro rapporto con il voto.
Partiamo dal primo punto con una domanda brutale e diretta. Come mai Piero Angela riusciva a tenere incollati milioni di spettatori parlando di scienza lì dove, i programmi a matrice culturale spesso franano dinanzi ai dati di audience?
Sicuramente perché dotato di una vastissima conoscenza degli argomenti ma anche perché il suo essere uomo di scienza lo portava a rispettare profondamente la realtà del nostro cervello e la realtà brutale dei numeri degli ascolti.
“Un solo punto di share globale annuo – scriveva Piero Angela – significa per l’azienda una perdita di quasi 25 milioni di euro” e allora bisogna fare ascolti. E come si fa a fare ascolti con la cultura? Sapendo che il maggior pericolo per la cultura è la noia, l’assenza di chiarezza e la mancanza di creatività. “C’è spesso la tendenza a dare la colpa al pubblico se certi ascolti sono bassi: in realtà molto sovente la colpa è di chi non riesce a raggiungere il telespettatore nel modo giusto”. Ed era qui che entrava in gioco l’arma dell’emotività, di una speciale forma di emotività, ed il tentativo di superare le famose 5 S dei grandi titoli giornalistici – sangue, sesso, soldi, salute, sport – capaci di attrare la parte arcaica del cervello, il sistema limbico ma non di rendere l’uomo un uomo migliore.
Come riuscire nell’ardua sfida? Con una televisione della conoscenza che utilizzasse – per usare una felice formula del grande divulgatore- “una nobile emotività”, quella dell’intelligenza creativa che apre le menti all’amore per il sapere, alla curiosità, alla crescita. Che è un po’ la distanza tra il docente che recita la lezione, lamentandosi perché gli alunni sono annoiati e quello che trasforma l’ora di aula in una scoperta affascinante.
E per farlo non deve solo conoscerla profondamente, quella materia ma amarla. Una razionalità, quella di Angela, che dialoga con le emozioni, le rispetta e rispetta chi le prova. Se la tv spazzatura e la peggior propaganda usano il corredo emotivo dell’uomo, la televisione dei programmi come Quark se ne prendono cura.
Se la peggior propaganda ti dice quello che vuoi sentirti dire per portarti dove vuole, l’esperienza professionale di questo grande divulgatore è riuscita far stare incollate milioni di persone dinanzi a temi che non volevano sentire la mattina a scuola e che diventavano improvvisamente magici la sera davanti al televisore.
Verità, senza noia. Come quella che ci ha raccontato sul ruolo della politica nel suo libro A Cosa serve la politica: “c’è troppa attesa che sia la politica a risolvere i problemi e che quindi la soluzione sia il prevalere di quel partito o di quella maggioranza…” o della campagna elettorale “l’opinione pubblica non deve occuparsi solo del latte ma della mucca”. Concetti difficili da capire ed accettare. Anche perché non è semplice divulgarli come faceva Lui.