Proteggere l’ambiente e la biodiversità è ormai una priorità, alla luce dei violenti cambiamenti climatici in corso. Anche in Abruzzo la preoccupazione dei cittadini è molta, considerando che la regione “polmone verde d’Europa” fa della ricchezza naturale uno dei suoi punti di forza, anche in vista degli investimenti previsti dal piano di ripresa e resilienza (Pnrr). Su questo si focalizza l’undicesimo approfondimento del progetto Osservatorio Abruzzo.
Ispra definisce la biodiversità come “la ricchezza di vita presente sulla terra: i milioni di piante, di piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, i complessi ecosistemi che essi costituiscono nella biosfera”. Tale definizione indica anche quanto questa diversità sia fondamentale per la vita di tutti gli esseri viventi, compresi gli umani. Senza i sistemi che scaturiscono da essa, infatti, molte risorse naturali su cui contiamo non esisterebbero. Per questo la minaccia alla biodiversità rappresenta una minaccia all’uomo.
La preoccupazione degli abruzzesi
Si tratta di un fenomeno che va strettamente monitorato. Basti pensare che secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), più di 40mila specie in tutto il mondo rischiano l’estinzione, il 28% di tutte quelle registrate dall’organizzazione (circa 142mila).
Negli anni la sensibilità delle comunità sul tema è aumentato. Nel 2019, infatti, il 22,9% degli italiani dichiarava che la perdita della biodiversità fosse una delle cinque preoccupazioni prioritarie in ambito ambientale. Questo dato è aumentato fino al 24,3% nel 2020, arrivando al 25,7% nel 2021.
In ambito regionale, è interessante notare che il 28,4% degli abruzzesi si dichiara preoccupato per l’estinzione di specie animali e vegetali, più di tre punti percentuali rispetto alla media nazionale. L’Abruzzo risulta la quinta regione in Italia in cui questo problema è più sentito, ed è la prima tra quelle del sud. [grafico]
D’altro canto parliamo di un territorio ricco di diversità naturali. È la regione con la maggior presenza di parchi e di aree protette in Italia. Questo primato la rende anche la maggiore area naturalistica d’Europa. La biodiversità vegetale abruzzese costituisce un patrimonio da tutelare, per il quale è nato recentemente un centro di conservazione. Sono presenti all’interno della regione numerose specie endemiche e non, come l’aquila reale, il lupo, il camoscio appenninico e l’orso bruno marsicano. Sono pertanto cruciali le azioni volte alla tutela degli ecosistemi, che devono essere supportate da continui monitoraggi e progetti, anche all’interno del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Gli investimenti nel Pnrr
Nel documento principale del Pnrr il governo ha scelto di dare un’interpretazione estensiva del concetto di biodiversità. Sono moltissime le misure del Pnrr che, in via diretta o indiretta, si stima potrebbero almeno potenzialmente avere ricadute positive su questo fronte.
Per circoscrivere il campo di analisi abbiamo quindi selezionato, senza pretesa di completezza, quegli interventi in cui il Pnrr fa esplicito riferimento alla biodiversità. [grafico e tabella con tutte le risorse da assegnare]
Sono in particolare 17 le misure in cui viene fatto esplicito riferimento a questo tema. L’investimento più consistente riguarda gli interventi per la mitigazione del rischio di alluvioni e il dissesto idrogeologico, per cui saranno investiti circa 2,5 miliardi di euro.
Ovviamente non ci sono solo gli investimenti. Anche alcune riforme infatti potrebbero potenzialmente avere risvolti positivi per la tutela degli ecosistemi. Tra queste l’adozione della strategia nazionale per l’economia circolare e il programma nazionale per la gestione dei rifiuti.
A oggi nessuno degli investimenti citati è in uno stato avanzato tale da poter già capire quanto potrebbe impattare sui territori abruzzesi, tranne due eccezioni: la bonifica dei siti orfani e degli interventi per la sostenibilità ambientale dei porti.
Il decreto individua in Abruzzo 8 siti orfani per un totale di circa 105mila metri quadrati da bonificare. Tre di questi sorgono in provincia di Chieti, 2 invece nelle province di Pescara e Teramo, uno nel territorio aquilano. Ad oggi non è ancora stato pubblicato nessun documento ufficiale che indichi l’ammontare delle risorse assegnate all’Abruzzo per questi interventi, anche se alcune fonti stampa parlano di 104mila euro in totale. Una cifra che se confermata sarebbe tutto sommato contenuta, considerato che la misura del Pnrr stanzia complessivamente mezzo miliardo di euro. Per avere l’ufficialità del dato però si dovrà attendere l’apposito decreto ministeriale, previsto per fine anno.
Per quanto riguarda invece l’investimento sui porti, oltre all’elenco degli interventi da realizzare, l’allegato a un decreto del ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili pubblicato nel 2021 esplicita anche le risorse assegnate. Sono due i porti abruzzesi coinvolti: Ortona e Pescara. Al primo andranno 2,5 milioni di euro mentre al secondo 500mila euro. In entrambi i casi i fondi serviranno per l’elettrificazione delle banchine. Anche in questo caso è attesa per la fine dell’anno l’aggiudicazione degli appalti da parte del soggetto attuatore, l’autorità di sistema portuale del mare adriatico centrale.
I parchi e le cause della perdita di biodiversità
Oltre alle riserve naturali e alle aree protette, esistono principalmente due tipi di parchi: nazionali e regionali. In Abruzzo, com’è noto, ne sono presenti tre nazionali e uno regionale. Sono 113, invece, i comuni abruzzesi sul cui territorio si trovano questi parchi.
Tra questi 73 appartengono alla provincia dell’Aquila, 22 si trovano nella provincia di Pescara, 14 (per provincia) nei territori di Teramo e Chieti. Sono presenti inoltre nel territorio 14 riserve statali, 25 riserve regionali, 6 parchi territoriali attrezzati e un’area marina protetta.
I motivi per cui una specie si estingue possono essere specifici a seconda dell’ambiente in cui vive e della sua velocità riproduttiva, ovvero della durata dei cicli di riproduzione. Spesso però dietro alla scomparsa di una specie c’è anche la mano dell’uomo. Uno dei fenomeni antropici che maggiormente mina la protezione degli habitat è la frammentazione del territorio naturale e agricolo, ovvero la riduzione della superficie delle aree naturali e il loro progressivo isolamento.
Le cause principali sono l’urbanizzazione territoriale, che può essere attuata in modo più o meno sostenibile, e lo sviluppo delle infrastrutture adibite al collegamento delle aree urbanizzate.
Abruzzo primo in Italia per aree protette terrestri
La rete Natura 2000 è un sistema di aree protette nato al fine di mantenere gli habitat di flora e fauna minacciati oppure rari. È stata istituita nel 1992 dall’Unione europea. Le aree incluse all’interno della rete non sono aree in cui l’intervento umano è completamente escluso ma la protezione della natura viene garantita ponderando anche le esigenze economiche, sociali e culturali oltre alle peculiarità del luogo in questione. Sia soggetti privati che soggetti pubblici possono essere proprietari di un sito purché la gestione sia sostenibile dal punto di vista sia ecologico che economico.
Il 35,87% della superficie terrestre del territorio abruzzese è considerato area protetta, percentuale che corrisponde a 387.083 ettari e la pone al primo posto tra le regioni italiane. Per quel che riguarda le zone marine, invece, l’1,36% rientra nella rete Natura 2000 con un totale di 3.410 ettari. [grafico]
In tutto, i comuni abruzzesi che riportano la presenza di almeno un’area protetta sono 190, pari al 62,3% del totale. A Teramo i comuni che rientrano nella rete sono 31, pari al 69% dei territori locali della provincia. Seguono Pescara (63%, 29 territori), Chieti (63%, 66) e L’Aquila (59%, 64). Tra i 19 comuni litoranei, 12 fanno parte di siti della rete natura 2000 mentre i comuni dell’entroterra sono 178 su 286.
Sono 58 i siti protetti presenti nella rete natura 2000 in Abruzzo. Di questi 49 si definiscono zone speciali di conservazione (Zsc), 5 siti di importanza comunitaria (Sic) e 4 zone di protezione speciale (Zps). 30 di questi hanno una superficie superiore a mille ettari. [mappa di tutti i comuni]
Le tre aree maggiori sono di tipo Zps e sono comprese all’interno dei parchi. Nel dettaglio, si parla del parco nazionale Gran Sasso – monti della Laga (143mila ettari), del parco nazionale della Maiella (74mila) e dell’area del parco regionale Sirente Velino (59mila). Tra i dieci siti più ampi, 4 sono di tipo Zps, 4 Zsc e 2 Sic. [grafico]