Un caso di falsa accusa di violenza domestica ha portato il Tribunale di Avezzano a revocare il divieto di avvicinamento e l’allontanamento di un uomo dalla casa familiare. La denuncia, inizialmente presentata dalla moglie il 28 ottobre, aveva fatto scattare il 10 novembre l’imposizione del braccialetto elettronico e il provvedimento restrittivo nei confronti del marito. Tuttavia, le indagini hanno rivelato che la denuncia era stata influenzata da pressioni esterne.
Secondo quanto emerso dall’indagine, la donna, di origine marocchina e con una limitata conoscenza della lingua italiana, era stata istigata a denunciare il marito da alcune vicine e dai propri genitori. La criminologa Novella Fiore, incaricata della perizia, ha evidenziato come la donna avesse risposto alle domande delle forze dell’ordine senza una piena comprensione delle implicazioni, e che in realtà non aveva mai avuto paura del marito.
L’accusa, quindi, sarebbe stata motivata da gelosia e tensioni familiari, piuttosto che da episodi reali di violenza domestica. Questa rivelazione ha portato il giudice Mario Cervellino, con il parere favorevole del pubblico ministero, a revocare la misura cautelare il 17 febbraio 2025.
Il caso solleva interrogativi importanti sulla necessità di garantire indagini approfondite prima di applicare misure restrittive che possono avere un impatto significativo sulla vita delle persone coinvolte. La vicenda evidenzia anche il ruolo che dinamiche familiari e pressioni sociali possono giocare nel determinare azioni legali che, come in questo caso, si sono rivelate infondate.
Mentre la tutela delle vittime di violenza domestica rimane una priorità assoluta, questa vicenda dimostra l’importanza di valutare con attenzione ogni denuncia, evitando che misure cautelari vengano applicate senza un’adeguata verifica dei fatti. Il caso rappresenta un monito sulla complessità delle relazioni familiari e sull’importanza di un sistema giudiziario equilibrato e attento alle prove concrete.