Nella giornata di ieri abbiamo appreso della condanna a 8 mesi del sottosegretario Delmastro per rivelazione di segreto d’ufficio. Brutta cosa le regole e il rispetto delle istituzioni e dei ruoli, vero?
Questa notizia dovrebbe far riflettere noi abruzzesi, specie per quanto riguarda i nostri tribunali.
Poco meno di due settimane fa, infatti, al termine dell’esame del decreto-legge milleproroghe, ho manifestato la mia preoccupazione per il mancato inserimento nel testo del provvedimento della proroga per assicurare funzionalità ai tribunali di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto.
Non mi fido, ho detto allora e ripeto oggi, e le notizie di ieri confermano le mie preoccupazioni.
“Delmastro resta al suo posto”, dice prevedibilmente Giorgia Meloni e le fanno eco tutti i parlamentari e i ministri di maggioranza. Non avevamo dubbi: il senso di responsabilità non trova facile dimora in questo centrodestra.
Per noi abruzzesi in particolare, il punto va ben oltre la notizia della condanna.
Delmastro è stato qui in Abruzzo a gennaio a garantire personalmente che i nostri tribunali non avranno alcun tipo di problema, che ci penserà lui. Per la verità lo ha detto la prima volta più di un anno e mezzo fa, ma che importa? Per sua fortuna le false promesse non si possono portare in tribunale.
I gregari locali del sottosegretario vanno in giro da mesi a dare rassicurazioni del tipo “non facciamo nulla, la soluzione arriverà, ce lo ha garantito Delmastro”.
Non capiscono che il problema è proprio quello. Delmastro è palesemente inadeguato a ricoprire il ruolo che gli è stato affidato, e questo lo sapevamo anche prima della sentenza di ieri.
È opportuno che a occuparsi della tanto delicata e sentita questione dei tribunali abruzzesi sia proprio Delmastro? Ci si può fidare di un sottosegretario che rivela informazioni sensibili a un suo amico giusto per consentirgli di attaccare l’opposizione in Aula? È credibile una persona che a una festa di capodanno sente uno sparo e dice di non sapere nulla perché era “andato a buttare la spazzatura” e poi si corregge dicendo che era “andato a fumare”? A distanza di anni non si sa chi ha sparato.
Onorevoli e senatori abruzzesi di maggioranza, contenti loro, devono fidarsi per forza.
Io no.