La vicenda giudiziaria che ha sconvolto la politica di Tagliacozzo negli ultimi dieci anni torna nuovamente al centro dell’attenzione con una nuova battaglia legale. L’attuale amministrazione comunale ha deciso di chiedere un risarcimento all’ex assessore Alfonso Gargano, il quale, nel 2015, fu il principale accusatore dell’inchiesta che portò all’arresto dell’ex sindaco Maurizio Di Marco Testa e alla caduta della sua amministrazione.
L’inchiesta partì da un esposto presentato da Gargano, all’epoca assessore estromesso dalla giunta, e portò all’indagine condotta dai carabinieri sotto il coordinamento del pubblico ministero Roberto Savelli e dell’allora procuratore Andrea Padalino Morichini. Nel 2016, gli sviluppi giudiziari furono clamorosi: l’ex sindaco Di Marco Testa venne arrestato, insieme a diversi amministratori e tecnici comunali, con accuse di turbativa d’asta relative a lavori pubblici, tra cui la scalinata della chiesa di San Francesco a Villa San Sebastiano.
Con il passare del tempo, però, il castello accusatorio si è progressivamente sgretolato. Molti indagati non furono mai rinviati a giudizio, mentre altri furono assolti con formula piena. Il processo di primo grado si concluse con condanne per tre imputati: Di Marco Testa (tre anni e due mesi), il consigliere comunale Angelo Di Marco (due anni e due mesi) e l’imprenditore Giancarlo Bonifaci (un anno). Tuttavia, la decorrenza dei termini ha portato alla prescrizione dei reati, chiudendo definitivamente la vicenda sul piano penale.
Dopo la conclusione del caso, l’amministrazione ha dovuto rimborsare le spese legali sostenute dagli amministratori e dai dipendenti coinvolti nel procedimento, per un totale superiore a 80mila euro. Proprio questo ha spinto il Comune a chiedere un risarcimento a Gargano, ritenendo che l’intera vicenda abbia causato non solo un danno economico, ma anche un grave pregiudizio reputazionale all’ente.
La richiesta di risarcimento è stata formalizzata con la Delibera numero 116 del 2024, approvata dalla giunta con il voto favorevole del vicesindaco Roberto Giovagnorio e dell’allora assessore Chiara Nanni. Il procedimento ora si sposta in sede civile, con il tribunale di Avezzano chiamato a pronunciarsi sulla questione.