Doppio importante riconoscimento per Alfio Di Battista e il suo 4 giugno 1944. Le voci spezzate dei martiri di Capistrello, il libro pubblicato con Radici Edizioni in occasione dell’ottantesimo anniversario della strage della stazione del paese marsicano, in cui persero la vita 33 persone inermi trucidate dall’esercito tedesco in ritirata.
Il volume, dopo aver ottenuto infatti la Menzione d’Onore al Premio Fiuggi Storia del 28 settembre, è stato selezionato anche tra i finalisti del Premio di storia Monte Carmignano per l’Europa 2024, nella sezione “Campania e terre di confine”, dove se la vedrà con pubblicazioni di alcune delle più conosciute case editrici italiane.
La serata conclusiva del premio si terrà il 26 ottobre a Caiazzo, in provincia di Caserta, comune che condivide con Capistrello la triste storia dell’oblio calato sui responsabili delle stragi compiute sul proprio territorio. L’efferatezza dell’esercito della Wehrmacht si abbatté sulla cittadina campana il 13 ottobre del 1943, quando furono barbaramente uccise 22 persone, tra uomini donne e bambini. I responsabili di quella strage, come quelli di Capistrello, la fecero però franca, perché i documenti relativi all’eccidio furono insabbiati per lunghi anni all’interno del famigerato Armadio della Vergogna, nascosto a Palazzo Cesi-Gaddi a Roma e ritrovato solo nel 1994 quando ormai era troppo tardi.
Proprio dalle pagine del libro-indagine L’armadio della Vergogna di Franco Giustolisi e dai documenti ritrovati e poi ripubblicati negli anni Novanta da Antonio Rosini, Alfio Di Battista ha trovato ispirazione per il suo 4 giugno 1944. Le voci spezzate dei martiri di Capistrello, un lavoro nato inizialmente come testo teatrale (C33. E vennero giorni migliori) e messo in scena nelle settimane scorse, con gran successo di pubblico, sia a Capistrello che al Teatro dei Marsi di Avezzano.
“È un testo che nasce per restituire al ricordo una dimensione scevra dalla retorica delle ricorrenze” ha dichiarato Alfio Di Battista: “Raccontare la vicenda dal punto di vista delle vittime mi è sembrato il modo più efficace per entrare in empatia con i lettori, soprattutto con chi questa storia la conosceva meno o non la conosceva affatto. Il libro, presente come finalista in ben due premi, aiuta a diffondere la conoscenza dei fatti accaduti a Capistrello anche fuori dall’Abruzzo e questo credo sia un buon modo di tenere viva la memoria. Con ciò che oggi accade nel mondo ce n’è estremo bisogno”.
Soddisfatto anche l’editore Gianluca Salustri: “Con questo libro ci eravamo posti non solo l’obiettivo di fare memoria, ma anche quello di contribuire a una maggior conoscenza di quello che successe sul nostro territorio ottanta anni fa. Ci sono stati molti luoghi, anche in Abruzzo, che hanno avuto modo di confrontarsi con la propria triste storia prima di noi e da quando esiste il nostro progetto editoriale ho avuto modo di incontrare diverse persone che erano all’oscuro dell’eccidio dei 33 nel nostro paese. Così è un dovere per noi, ancora oggi, contribuire a far sì che quello che è stato nascosto per troppo tempo, continui a essere tramandato anche alle generazioni successive”.