La protesta dei trattori prende sempre più piede in Italia, ma gli agricoltori italiani non sono nuovi a questo genere di manifestazioni. Questa volta la mobilitazione è scattata sull’onda lunga delle agitazioni in altri Paesi europei, in primis in Francia e Germania, ma i ‘nostri’ contadini si sono distinti anche in passato nell’aver fatto sentire la loro voce.
Dai ‘Forconi’ ai Cobas del latte, i precedenti
La più famosa protesta fu quella del movimento dei ‘Forconi’ che si svolse tra il 2011 e il 2012 ed ebbe grande eco mediatico grazie anche all’adesione degli autotrasportatori, che paralizzarono l’Italia bloccando i rifornimenti di carburante. Ne fecero parte agricoltori, pastori e allevatori stanchi (già allora) dell’impostazione del modello europeo, sulla spinta di “riprenderci la sovranità dei popoli e monetaria” come recitava uno slogan. L’agitazione, partita dalla Sicilia e dalla Sardegna, provocò non pochi disordini e disagi sotto la guida di Danilo Calvani, che ancora oggi è tra i ‘capipopolo’ con il Comitato degli Agricoltori Traditi (Cra), e verso il quale attualmente molti prendono le distanze non volendo aderire ad una protesta troppo violenta come fu quella dei ‘Forconi’.
E come non ricordare anni addietro, i Cobas del latte che contestavano le multe sulle quote latte con atti eclatanti come il blocco di strade, autostrade e ferrovie ? Erano allevatori italiani di vacche da latte che avevano sforato il tetto di produzione di latte imposto dall’Ue e che ad un certo punto si videro messi alle strette dalla legislazione europea a pagare multe salate che avrebbero messo in ginocchio le proprie aziende. La vicenda toccò il culmine nel 1996 quando il governo italiano, sotto la presidenza di Romano Prodi, decise di applicare una sentenza della Corte di giustizia europea ordinando che l’Italia doveva far pagare agli allevatori ‘splafonatori’ le multe, a partire dalle campagne 1995-96. Anche in quel caso nacquero comitati spontanei di allevatori su base provinciale, ieri come oggi, che espressero il proprio dissenso. Ed esplose una vera e propria levata di scudi. Ma sempre sul fronte ‘caldo’ del latte, questa volta ovino, nel febbraio del 2019, ci fu una vibrante protesta partita dai pastori sardi per il crollo dei prezzi del latte. In questa circostanza i pastori sversarono intere autobotti per le strade e nelle piazze sarde in segno di protesta. E sempre nel febbraio del ’19 un altro movimento, quello dei Gilet arancioni, arrivò a Roma in difesa degli olivicoltori con una folta rappresentanza dalla Puglia per accendere un faro sulla piaga della Xylella e per i danni da gelate.
La base ‘comune’ europea
Oggi c’è una base comune alle proteste degli agricoltori in Europa, che la settimana sono scesi in piazza a Bruxelles sotto le bandiere delle principali organizzazioni agricole. Tra le principali rivendicazioni c’è lo stop all’obbligo di mantenere il 4% dei terreni incolti per questioni ambientali, come imposto dalla Pac, una regola che la Ue sta rivedendo con una deroga limitata però al 2024.
In generale, vengono contestati alcuni paletti legati al Green Deal, poi le importazioni di certe materie prime alimentari come il grano dall’Ucraina e sulla scorta del trattato Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) che possano svantaggiare gli agricoltori europei per l’assenza di quote, dazi e restrizioni. Inoltre, i movimenti spontanei italiani, tendono a smarcarsi dalle organizzazioni agricole più rappresentative come Coldiretti, Confagricoltura, Cia, a loro dire distanti dalle esigenze dei piccoli agricoltori. In Italia, il movimento dei trattori chiede innanzitutto la reintroduzione della esenzione dell’Irpef per i redditi agrari e dominicali cassata nell’ultima legge di bilancio, e se alla base delle proteste dei ‘cugini ‘ francesi c’è la revoca delle agevolazioni per il gasolio agricolo in Italia resiste ma si teme possano essere tagliate.
(Adnkronos)