Una squadra di ricercatori afferma di aver individuato in fondo all’Oceano Pacifico, ad una profondità di oltre 4500 metri, il relitto dell’aereo a bordo del quale Amelia Earhart il 2 luglio 1937 effettuò il suo ultimo volo mentre cercava di diventare la prima donna a sorvolare il Pacifico. Durante quel volo infatti la leggendaria aviatrice americana scomparve e sono 85 anni che si sta cercando il relitto del suo aereo per risolvere il mistero di quell’ultimo volo.
Ora la Deep Sea Vision, società specializzata nelle ricerche sottomarine, afferma di aver catturato con il sonar l’immagine di un aereo che coinciderebbe con le dimensioni del Lockheed Electra pilotato da Earhart. “Dovete impegnarvi molto per convincermi che non sia il suo aereo”, ha dichiarato il fondatore della società, Tony Romeo, ex ufficiale dell’intelligence dell’Air Force, annunciando che l’immagine è stata catturata durante una missione di 90 giorni condotta alla fine dello scorso anno da una squadra di 16 persone partite alla ricerca dell’aereo dell’aviatrice che fu la prima donna a sorvolare da sola l’Atlantico.
Non è la prima volta che viene annunciato il ritrovamento del relitto dell’aereo scomparso nei pressi della Howland Island, a metà strada tra le Hawaii e l’Australia. L’annuncio di Romeo è infatti stato preso con tutta la cautela del caso da Dorothy Cochrane, curatrice del National Air and Space Museum che ricorda che bisogna fare ancora molto lavoro per stabilire che si tratti veramente dell’aereo di Earhart. “E’ difficile dire di che cosa si tratti, devono tornare”, ha affermato, spiegando che il museo probabilmente sarà coinvolto nell’analisi dell’oggetto individuato.
Romeo ha detto che il team della Deep Sea Vision è pronto a ritornare, mantenendo segreta l’esatta posizione in cui è stata registrata l’immagine con il sonar. Ma ha ammesso che il processo di identificazione, e possibilmente recupero, potrebbe durare anni. Per questa missione, il team è salpato dall’isola di Kiribati, a circa 1200 miglia a sud delle Hawaii, lo scorso settembre, e nel corso di tre mesi ha effettuato ricerche in un’area pari a 5mila miglia quadrate del fondo dell’Oceano Pacifico, usando un veicolo autonomo sottomarino chiamato Hugin 6000, che può spingersi fino a 6mila metri di profondità.
Anche Mindi Love Pendergraft, direttrice esecutiva dell’Amelia Earhart Hangar Museum, ha commentato l’annuncio sottolineando che quello della scomparsa dell’aereo dell’aviatrice, che volava insieme al navigatore Fred Noonan, rimane “uno dei più grandi misteri del nostro tempo”. “Spero che possano essere ritrovati e che il mondo possa avere una comprensione più chiara di quello che è avvenuto in quel giorno fatale”, ha concluso.
Earhart e Noonan erano decollati da Lae, in Nuova Guinea, diretti verso l’isola di Howland Island, una piccola isola del Pacifico dove avrebbero dovuto incontrare la Guardia Costiera Usa per fare rifornimento. Dopo aver inviato un forte messaggio radio, che mostrava che l’aereo era vicino all’isola, Earhart e Noonan non arrivarono mai a Howland e dopo un mese di ricerche furono dichiarati morti dalle autorità Usa.
(Adnkronos)