di Leila Fracassi Michelle Di Sabantonio, redazione del giornale di istituto Yawp
In occasione della Giornata della Memoria, ieri oltre duecento studenti del Liceo Scientifico “M.Vitruvio Pollione” hanno partecipato, presso il Castello Orsini, allo spettacolo teatrale “Etty Hillesum, elogio dell’Amore”, proposto dalla cooperativa
Fantacadabra e il Teatro Stabile d’Abruzzo.
Etty Hillesum era una giovane donna ebrea, nata in Olanda nel gennaio del 1914, che a soli 29 anni perse la vita e i suoi sogni nel campo di sterminio di Auschwitz.
Ma non fu la sua tragica morte a renderla “immortale”, quanto, paradossalmente, il suo amore per la vita. Etty non conosceva l’odio, poiché non le era mai appartenuto. Nel suo diario, pubblicato nel 1981, scrive: “Se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe il diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero”. La testimonianza della donna è definita da molti come “spirituale”: la scrittrice racconta apertamente del suo rapporto con Dio, senza mai rinnegarlo. Nello spettacolo, in cui i vitruviani sono stati immersi fortemente, a partire dall’essere timbrati sul braccio con un numero all’ingresso del Castello, fino al coinvolgimento che l’interprete di Etty ha creato con gli spettatori, è stato commovente. L’intepretazione dell’attrice Laura Tiberi ha evidenziato l’inesauribile attaccamento alla vita, tanto da far sentirsi libera la sua Etty anche nello sterminio: le hanno tolto tutto, ma mai l’amore. La scrittrice ci invita a rintracciare le radici del male in noi stessi, ma, soprattutto, a salvaguardare la sorgente buona dell’umano, la quale non può essere identificata con dei dati anagrafici, né, tantomeno, da una combinazione di cifre tatuata sull’avambraccio. “È più semplice odiare un numero che una persona” ha detto Laura Tiberi, alias Etty. È più semplice ignorare l’evidenza. È più semplice cercare di non comprendere, piuttosto che indignarsi per le proprie colpe. Paolo Capodacqua, in “I nidi degli uccelli”, scrive:
E per voi che restaste a guardare
Ignorandoci senza riguardo
E per voi che ora osate negare
Vi si appunti nel petto il mio sguardo
Il brano, inserito nella rappresentazione teatrale, è un richiamo alla memoria, alle iniziative, al non “rimanere a guardare”, ma, soprattutto, all’indignazione, poiché essa è in grado di sradicare l’odio e di smuovere il mondo; la scuola in questo ha un ruolo fondamentale e accogliere attività di questo tipo agli studenti rappresenta la volontà di agire in tal senso. Etty Hillesum è un elogio dell’amore, poiché ha guardato il dolore, lo ha conosciuto, e come tale lo ha amato. “Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore, se non è chiedere troppo.”