TAGLIACOZZO – Il 2023 è l’anno in cui si celebra la ricorrenza degli Ottocento anni dal miracolo del Natale di Greccio, una cittadina a pochi chilometri da Rieti, per volere di San Francesco. A Tagliacozzo, nella chiesa della SS. Annunziata, il parroco don Ennio Grossi, insieme a due collaboratrici, ha voluto realizzare una riproduzione di quel Natale del 1223 e verrà inaugurata il prossimo 16 dicembre, in occasione dell’inizio della Novena di Natale.
LA TRADIZIONE. Secondo la tradizione infatti, nel 1223 il Santo patrono d’Italia fece uno dei suoi tanti passaggi nella valle del Reatino, probabilmente di ritorno da Roma, dove il 29 novembre aveva ricevuto da Papa Onorio III la conferma della sua Regola. Le grotte esistenti in quella valle, gli ricordavano quelle che aveva visto in Terra Santa e, in modo particolare, il panorama di Betlemme. “Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo […], come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello” le parole di San Francesco tramandateci negli scritti di Tommaso da Celano. Le Fonti Francescane sembrano descrivere proprio il desiderio che nacque nel cuore di San Francesco nelle settimane precedenti il Natale 1223: dare a tutti la possibilità di gustare – con lo sguardo – la concretezza del Dio che si è fatto uomo tra gli stenti, i disagi e la povertà di una grotta. Non una rappresentazione sacra dunque, dal momento che le recite sulla vita di Cristo erano allora proibite dalla Chiesa, ma una celebrazione dell’Eucarestia, come già in uso da secoli nella Chiesa, per rivivere – in una grotta – il mistero della Nascita del Salvatore.Racconta Tommaso da Celano che due settimane prima di Natale, Francesco chiamò un uomo, a lui caro, Giovanni Velita, e gli chiese di aiutarlo a realizzare tutto questo. Così nella notte di quel Natale, alla presenza di molti frati giunti a Greccio, San Francesco osservando la mangiatoia con il fieno, il bue e l’asinello, si riempì di gioia. “In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme”, disse il Santo (Fonti Francescane, 469).
LA RIPRODUZIONE A TAGLIACOZZO. All’ingresso della chiesa dell’Annunziata dunque il presepe accoglie i fedeli. La mantovana rossa cattura l’attenzione, ma l’occhio cade sulla minuziosa cura dei dettagli: statuette artigianali di stoppa e terracotta, provenienti da Napoli, abiti realizzati a mano dallo stesso parroco, così come la scenografia del muschio, della fontana, e della scelta di alcuni personaggi che si integrano nel mondo di questo insolito ‘praesepe’. Si viene colpiti infatti dall’assenza di Maria e Giuseppe nella scena principale. Essi, per una scelta stilistica dell’ideatore sono posti in gloria al di sopra della scena che altro non è che la celebrazione della Messa, come racconta il Celano, durante la quale dopo la proclamazione del Vangelo e dell’Omelia da parte del poverello di Assisi, uno dei presenti vide Francesco stringere tra le sue braccia il Bambino vivo. A 800 anni dal quello che passo’ alla storia, anche se impropriamente, come il primo presepe, qual miglior luogo se non Tagliacozzo, che ospita le spoglie mortali del Beato Tommaso da Celano per riprodurre questo particolare ‘praesepe’? Così don Ennio Grossi, ha segnato in città un omaggio alla tradizione che si tramanda nelle case e nelle Comunità e che quest’anno è stata realizzata anche tra i “100 Presepi del Vaticano” per celebrare lo storico anniversario in preparazione al Giubileo 2025.