“C’era una volta la politica. Parla l’ultimo democristiano” (Piemme) è il titolo del libro del senatore Pier Ferdinando Casini, che si è confrontato con Michele Fina nel 166esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro”.
Fina ha detto che “in molte delle storie del libro compare la cultura e il rispetto delle istituzioni. Già nel titolo c’è poi il richiamo ai partiti di massa e quindi al rapporto con il popolo. Un elemento è che in Italia non ci si chiede più cosa accade negli organismi dirigenti del partito, a parte il Pd, che però paradossalmente ne ottiene un’immagine di litigiosità. Importanti i riferimenti alla Chiesa, il ruolo di Papa Francesco che ha sfidato la politica su molti fronti”.
Il messaggio del libro, ha detto Casini, è che “ha dignità fare politica, sono stato e sono democratico cristiano ma con questo libro voglio rendere onore alla passione politica di tutti. Non ho la pretesa di definirmi l’ultimo democristiano, è stata una scelta dell’editore. C’era una volta la politica vuol dire che la politica deve tornare. Per me è inevitabile che i partiti personali lascino posto a partiti che abbiano una base ideale forte. Solo in Italia ai partiti di massa sono seguiti partiti personali, a parte il Partito Democratico. Questo ha portato una fluidità degli elettori molto spiccata, dovuta al fatto che non ci sono nel nostro Paese forze politiche radicate nel territorio. Si tratta di ricostruire la politica: il tema è se insistere in questa visione e ritenere che la discussione interna ai partiti sia un valore, o rassegnarsi ai partiti dei leader, dell’uomo forte. Io credo che la democrazia non sia mai un orpello e che vada coltivata seriamente. A questa democrazia va trasmessa la consapevolezza dei diritti ma anche i doveri che essa comporta”.
L’autore ha sottolineato: “Non ho scritto un libro da nostalgico, ritengo che la politica sia indispensabile per chi vuole cambiare la propria comunità. La cultura delle istituzioni oggi è ritenere che tutti vadano rispettati, non avere dei nemici ma degli avversari politici e pensare che anche in loro c’è una piccola parte di verità che sfugge. Il Parlamento è stato lateralizzato negli anni, è stata una tendenza causata un po’ da tutti i governi, in nome della democrazia decidente, e perciò il Parlamento per ritrovare un ruolo ha cercato compiti non propri, come le Commissioni d’inchiesta che sono proliferate. Questa legislatura sta assumendo forme di patologia nell’ambito della crisi del Parlamento, ci riuniamo poco e discutiamo spesso su atti simbolici come le mozioni. Come è crisi il processo legislativo è in crisi quello dell’esecutivo: quando si tratta di mettere in rete urgenze vere come il PNRR la burocrazia ci soffoca. Una particolarità di questa legislatura che ha messo in evidenza alla presentazione del libro a Pescara il Presidente della Regione Abruzzo Marsilio è che oggi non c’è al governo la prosecuzione del centrodestra, ma la destra. Ho l’impressione che siamo tornati indietro, e comunque c’è l’orgogliosa rivendicazione di questo. Dico anche a loro di fare attenzione, non considerarsi padroni del Paese”.
Per Casini è poi “importante quello che accade nel mondo, abbiamo sperato dopo la caduta del muro di Berlino che il sistema russo si omologasse alla nostra democrazia occidentale, e dei segnali positivi c’erano stati. Poi sono accaduti molti avvenimenti davanti a cui a cui abbiamo chiuso gli occhi, come la persecuzione degli oppositori e l’invasione della Georgia, ma erano il segno di qualcosa di più profondo. Putin ha sbagliato i conti, ha pensato che fosse facile prevalere sull’Occidente in disarmo. La reazione è stata un bene. Sono solidale con la linea del governo di aiutare gli ucraini e sono speranzoso per tutti i tentativi di mediazione che si muovono, compreso quello del Vaticano. Sul tema del rapporto dei cattolici con la politica, mi auguro che sia il più proficuo possibile. Per quanto riguarda l’Europa, dico che il sovranismo nazionale è una sciocchezza visto il quadro globale che vede l’attivismo di veri e propri giganti. Occorre mettere in comune politica estera e di difesa. Serve il sovranismo europeo. Il nostro essere patriottici non ha niente in contrasto con l’europeismo”.