Le alluvioni che stanno devastando l’Emilia Romagna fanno male al cuore: la ferita è ancora aperta e sanguina, questo è il momento di piangere.
Sono 41 i comuni in cui si sono registrate esondazioni mentre le frane censite, al momento sono oltre 280 in 58 comuni: di queste 120 sono estremamente gravi.
Sono più di mille i mezzi impiegati in risposta all’emergenza:oltre 4.900 tra uomini e donne dei vigili del fuoco, protezione civile, guardia costiera, forze di polizia, colonne mobili regionali, forze armate.
Si può dire che la risoluzione del Governo sia stata all’ altezza della catastrofe, dando prova di una corretta gestione del budget per garantire aiuto alla popolazione in tempi ragionevoli.
Ma non si può agire sempre per rimediare.
Forse è il momento di pensare alla prevenzione.
Quello che sta accadendo è una conseguenza dell’ emergenza climatica che non deve diventare scontro tra catastrofisti e negazionisti, ma deve essere trattata come un dato di fatto che ci porta sempre più frequentemente a fare i conti con fenomeni meteorologici estremi e di dannosa portata e che dovrebbe trovare il giusto spazio nelle discussioni politiche come nelle opinioni dei semplici cittadini.
Il Governo dovrebbe avere, adesso, il dovere morale e civile di stanziare nel più breve tempo possibile somme per la costruzione di opere per prevenire disastri idrogeologici, come quello che ha portato a questa esondazione, a queste frane e questi allagamenti che stanno inginocchiando migliaia di persone, le loro vite e il loro lavoro!
Questo è il momento di piangere ma non dovrà essere il momento di dimenticare.
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