Gravissima la decisione dell’Amministrazione comunale di ricostruire le scuole in periferia, tra l’altro con ingiustificabile ritardo. L’Aquila sarà l’unica città al mondo a non avere le scuole nel suo centro storico, almeno per una parte. La grande sfida del post sisma, ora che la ricostruzione è a buon punto, doveva essere quella di migliorare la governance del territorio e creare nuove forme di crescita che riportassero L’Aquila alla propria vocazione di località centrale: in quest’ambito, le scuole, il commercio ed i servizi devono essere i motori di vitalizzazione del centro, com’è in tutte le città capoluogo!
La scuola è molto di più di un luogo fisico, è lo specchio di una comunità, lo strumento culturale della sua riproduzione, l’ambito formativo delle relazioni e dei valori che connettono la dimensione locale con il mondo. Le scuole, inoltre, sono un riferimento sociale identitario e di orientamento spaziale, allo stesso modo delle piazze, chiese, mercati, municipio… Togliere le scuole dal centro significa perdere pezzi di comunità, impoverire le relazioni, desertificare interi quartieri, smarrire il senso stesso di centro storico come legame indissolubile tra scuola e territorio. Delocalizzare le scuole in plessi periferici è un grave errore, come sottolineato dagli urbanisti, perché porta a costruire edifici scolastici avulsi dal tessuto connettivo della città, facendo perdere il legame tra educazione e contesti di vita, un aspetto negativo delle tendenze globalizzanti ed omologanti del nostro tempo, un grave danno soprattutto per una comunità come la nostra già dispersa e ferita dal sisma.
L’esperienza di tutti i capoluoghi europei dimostra come sia possibile garantire l’erogazione dei servizi educativi con edifici situati in centro storico, coniugando la funzione di presidio territoriale con una elevata qualità dell’insegnamento. Ciò è possibile se il centro è dotato di adeguati servizi, a partire da quelli di mobilità e parcheggi, se il centro è il cuore pulsante della città come esito di precise scelte urbanistiche. I residenti, le scuole, il commercio, i servizi: queste cose, sinergicamente insieme, devono fare il centro storico dell’Aquila, inteso come fulcro della vita collettiva cittadina, coniugando l’aspetto produttivo e commerciale a quello insediativo. Il centro storico come luogo di scambio e d’incontro, centro di gravità dell’intera popolazione, luogo vitale dove si costruisce la peculiare identità della comunità.
Rilanciare la funzione del centro storico dovrebbe essere la priorità dell’Amministrazione che, al contrario, vuole svuotarlo. Un disegno semplicemente inaccettabile: si vuole un centro vuoto di residenti, privo di servizi, senza il mercato, senza parcheggi e pure senza le scuole! L’Aquila sarà così una città bellissima e deserta, vivace la sera per i tanti ritrovi, sede di eventi, ma questo non è sufficiente per fare la Città centro di servizi al servizio di un’area vasta né per ricostruire la comunità degli aquilani! Il centro storico rischia di subire un progressivo impoverimento lasciando vuote molte vetrine e attività di servizio e con la delocalizzazione delle scuole andranno a scomparire anche funzioni sociali, vitali ed attrattive, che le scuole hanno sempre rappresentato per la gente che abitava e veniva all’Aquila. Il disegno scellerato di ricostruire le scuole fuori città deve essere bloccato e come aquilani dobbiamo pretendere un piano organico di rilancio di un centro storico policentrico e multiservizi. Un centro funzionale, pieno di residenti, abitato dagli studenti, colorato dai mercati e ricco di servizi, significa una città più ricca, più bella ed attrattiva per un vasto comprensorio.
Laffema in una nota alla stampa Gianni Padovani (Consigliere comunale – 99L’Aquila)