“Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché senza che avesse fatto niente di male una mattina fu arrestato”.
Niente di più calzante risulta esser l’incipit del “Processo” di Kafka per il cattivo episodio registrato a Roma, relativo a due piloti di droni a cui è stato sequestrato il velivolo e che sono stati denunciati alla procura della Repubblica senza motivo alcuno.
Sembra essere una notizia alla “Lercio”, ma invece è accaduto qualche giorno fa sui cieli del Colosseo della Capitale (fonte Dronezine).
Riassumiamo i fatti.
Un team di riprese aeree (due piloti più osservatore), hanno iniziato il loro lavoro di riprese commissionate da una casa cinematografica. Fin qui nulla di strano. I signori erano tranquilli poiché in possesso di tutte le autorizzazioni del caso; oltre a ciò, anche se non necessario, si erano fatti riconoscere dalla Polizia Locale, Carabinieri ed Esercito.
Iniziano, quindi, il lavoro e, ad un certo momento, si avvicina un tizio senza presentarsi e gli intima, senza neanche troppi complimenti, di atterrare immediatamente perché stavano commettendo una violazione delle norme aeronautiche. A questa affermazione viene da pensare che chiunque sia in possesso di tali conoscenze.
Poco dopo sono arrivati la Polizia Locale e altri Carabinieri ai quali, per farla breve, i due piloti hanno mostrato le autorizzazioni del caso (nella fattispecie Enac, Prefettura e DAP). Il tizio del Colosseo continuava a produrre parole senza senso, ma ciò che è grave è l’atteggiamento delle forze dell’ordine in merito alla questione.
Infatti, dopo una sommaria sbirciata alle autorizzazioni i piloti sono stati condotti in caserma e denunciati alla Procura della Repubblica per violazione dell’art 1102 del CdN relativo al divieto di sorvolo ed è stato loro sequestrato il velivolo.
A questo punto la questione ha lasciato tutti basiti: quale violazione, se ci sono i permessi? I Permessi vengono chiesti (e ottenuti) per non violare.
Qualcuno sembra aver pronunciato che i permessi dei piloti non erano sufficienti.
Qui tutta la faccenda assume toni ancor più grotteschi: quali altri permessi validi occorrerebbero, di grazia, per poter volare sui cieli di Roma dei quali Enac, Prefettura e DAP non siano a conoscenza?
Qualcuno qui l’ha fatta fuori dal vaso e di parecchio.
È stato scritto in tutte le lingue del mondo che i droni essendo velivoli rispondono al codice della Navigazione e alle relative norme aeronautiche. Le norme aeronautiche sono precise e servono a gestire tutta l’attività di volo nei cieli di tutto il mondo, droni compresi.
Per i non addetti ai lavori, tali norme comprendono ovviamente anche le modalità di richiesta di premessi e autorizzazioni e le stesse vanno seguite in maniera pedissequa per ovvi motivi. Anche l’aeronautica militare (in tempo di pace) deve rispondere ad Enac per regolare la propria attività di volo.
Qui invece si è addirittura verificato il fatto che qualcuno sembra aver asserito che i permessi non fossero sufficienti. Bene: tutto l’impianto aeronautico a cosa serve, quindi?
Se è vero che i permessi di Enac, Prefettura, DAP e quant’altro, appositamente richiesti, non servono o non sono sufficienti, che succede? Diventiamo tutti criminali?
Tutte le scuole di volo, le licenze, le conoscenze aeronautiche a cosa servono se poi il risultato è quello sopra esposto?
Se, per qualche oscuro motivo dovesse risultare che tali piloti erano in difetto, a quel punto Enac, le scuole di volo e quant’altro devono rifondere le spese sostenute per l’acquisizione di quanto richiesto nelle loro normative, in quanto tutto inutile.
Purtroppo, qui in Italia, si finisce sempre male, ma il campo aeronautico non è come le leggine da strada; la situazione si è imbruttita e questo episodio, a dir poco vergognoso, si spera venga risolto a favore della verità poiché non è possibile tollerare certi abusi di comportamento di chicchessia.
Vedremo se ci saranno aggiornamenti.