di Leonardo Alfatti Appetiti
Esiliato o latitante? A distanza di ventitré anni dalla sua morte, Bettino Craxi continua a dividere l’opinione pubblica. La sua memoria suscita sentimenti controversi: c’è chi lo ritiene uno statista e chi un poco di buono. Una cosa è certa: lasciata l’Italia per sfuggire alla mannaia di Tangentopoli, trovò la morte il 19 gennaio 2000 ad Hammamet, dove la sua tomba resta un’attrazione per amici, ammiratori e semplici visitatori curiosi.
Dall’altra sponda del Mediterraneo, Craxi respinse fino all’ultimo respiro l’accusa di corruzione, malgrado le due condanne definitive ricevute e i quattro processi che erano ancora in corso contro di lui. Ammise che il PSI aveva accettato finanziamenti illeciti, ma fu l’unico ad avere il coraggio di prendere la parola in parlamento per denunciare come “per decenni” tutti i partiti si erano finanziati illegalmente.
Lo scorso 24 febbraio, data del suo compleanno (era nato a Milano nel 1934), la sua figura è stata ricordata a San Salvo e, con l’occasione, gli è stata intitolata una strada, con tanto di corona di alloro e inno nazionale a cura della locale banda musicale.
Non è mancata Stefania Craxi, presidente della commissione giustizia della Camera, mentre a occuparsi della commemorazione è stato l’onorevole Amedeo D’Addario, esponente del PSI abruzzese, già assessore comunale a Città Sant’Angelo e deputato socialista nella X legislatura.
All’iniziativa, assunta dal circolo locale “Sandro Pertini”, hanno aderito molte autorità, delle più diverse estrazioni politiche, a conferma di come Craxi sia stato, al netto delle inchieste che hanno travolto un’intera classe politica, uno degli uomini politici più rilevanti e influenti nella storia della Repubblica italiana, in particolare negli anni ottanta. Primo socialista ad aver rivestito l’incarico di presidente del consiglio dei ministri, Craxi possedeva una qualità rara nei politici, riusciva a vedere oltre il contingente, aveva quella che si potrebbe definire una visione dell’Italia nel contesto geopolitico. Profetiche le sue parole sull’immigrazione dall’Africa subsahariana pronunciate al forum “L’Europa e il Maghreb” il 14 febbraio 1992.
“Dobbiamo sapere che nella riva sud del Mediterraneo queste popolazioni sono soggette ad un tasso di incremento demografico che è ancora molto alto. Sono iniziate correnti emigratorie e migratorie che, in assenza di un accelerato processo di sviluppo che abbracci tutta la riva sud del Mediterraneo sono destinate a gonfiarsi in maniera impressionante. E saranno delle tendenze inarrestabili e incontrollabili. Paesi con popolazioni giovanissime che, naturalmente vanno verso le luci della città, se noi non accenderemo le luci in quei Paesi”.