AGI – Con dieci province colpite, dalle pianure di Adana sulla costa mediterranea alle cime di 2.500 metri di Malatya, il terremoto di questa mattina presto in Turchia non è solo uno dei più forti ma anche uno dei più grandi degli ultimi decenni. Il bilancio delle vittime si aggrava con il passare dei minuti: al momento sono oltre 2.300. Secondo l’ultimo bilancio provvisorio risultano 900 morti in Siria e 1.498 in Turchia.
L’epicentro della scossa di magnitudo 7,4 è a Pazarcik, nella provincia di Kahramanmaras, secondo il servizio di emergenza turco Afad, anche se l’osservatorio sismico di Kandilli lo localizza a Sofalici, nella vicina provincia di Gaziantep, circa 40 chilometri più a sud.
La città di Gaziantep, capoluogo di una delle due province più colpite, con due milioni di abitanti e nona città del Paese, è uno dei principali centri commerciali dell’Anatolia meridionale, situato su un altopiano di 800 metri a nord del confine siriano.
Gaziantep ospita un terzo degli 1,5 milioni di rifugiati siriani che vivono nelle province colpite dal sisma ed è il principale punto di passaggio per il commercio con la Siria. Anche Adana, la settima città più grande del Paese e uno dei suoi principali centri industriali, situata a 170 chilometri a ovest sulla pianura costiera mediterranea, ha subito danni, con il crollo di un condominio di 14 piani.
Le conseguenze sono state più gravi nella provincia montuosa di Kahramanmaras, con una popolazione di un milione di abitanti, e a Malatya, situata ad un’altitudine di 1.000 metri ai piedi di una catena montuosa che raggiunge i 2.500 metri.
Le forti nevicate in questa zona, con temperature sotto lo zero, complicano i soccorsi e aggravano la situazione dei sopravvissuti. Anche a Diyarbakir, considerata la “capitale” delle regioni a popolazione curda dell’Anatolia sud-orientale, sono crollati diversi edifici, sebbene la città, che conta più di un milione di abitanti, si trovi a 250 chilometri a est dell’epicentro. Ma è qui che passa la faglia geologica dell’Anatolia orientale, che separa le placche tettoniche dell’altopiano anatolico dalle pianure arabe e si estende fino ad Adana, nel Mediterraneo.