di Aleandro Mariani
“E’ insolito scrivere una lettera di ricordo ad un animale, specialmente ad un Orso, ma credo che il mio amico, mai incontrato era speciale talmente tanto da doverlo ricordare.
L’identità di un popolo spesso è riconosciuta in base alle vittorie o alle sconfitte, alle guerre, in base alle tradizioni; spesso viene anche identificata in base all’area geografica, al cibo che la caratterizza e agli eventi. La Marsica, l’Abruzzo, invece, hanno il privilegio di essere identificati, anche grazie alle sue specie rare: al lupo Marsicano e soprattutto all’Orso bruno marsicano. L’identificazione di un popolo, è data anche dall’atteggiamento, dal comportamento che ha, da come agisce durante le situazioni, da come si muove e da come le affronta. L’Abruzzese, ci dice la storia, è un popolo molto resiliente e pronto, ad affrontare tutto, anche le situazioni più dure; ma è anche un popolo che ama stare in compagnia, facendo qualche “marachella”, qualche scherzo tra amici, ama lo sfottò, il divertimento. Juan Carrito era proprio questo, un ragazzotto che rappresentava esattamente il popolo Marsicano, il popolo abruzzese, con il suo modo di fare, da anticonformista; dove la sua tenacia, la sua imperterrita voglia di essere sempre al centro dell’attenzione, la furbizia che aveva nel cercare un cibo facile, un cibo già allevato, magari nei pollai dei paesi Marsicani. Era un astuto cercatore di cibo goloso, tra gli alveari delle api sotto i monti che dividono la Marsica dalla Valle Peligna; era un orso curioso, di buona forchetta, andò perfino a trovare lo chef Nico Romito a Pratola peligna, alcuni dicevano “fuggito a causa dei prezzi troppo alti”, chi lo sa forse la cucina gourmet non era il suo piatto preferito; andò giorni fa anche sulle piste di Roccaraso, a cercare qualche fiocco di neve, arrivato poi subito dopo qualche settimana; per non dimenticare quando fece visita in una casa a Collarmele e si mangio perfino il panettone, che simpatico, era un orso insolito che ama addirittura giocare con un altro nostro simbolo Il Pastore Abruzzese, fece il giro del mondo il video in cui Juan Carrito giocava con due pastori abruzzesi. Diciamo che non era un semplice orso bruno marsicano, ma era un personaggio, dall’atteggiamento, dalla voglia, che hanno tutte quelle persone che amano la vita, che non si accontentano, che non ci stanno. Juan Carrito era colui che si era distaccato dalle abitudini della sua razza, colui che non rispettava il letargo, che non rispettava i confini, che non rispettava i suoi spazi definiti dall’uomo. Juan Carrito era un vero marsicano, perché era colui che ambisce, che cerca sempre di andare oltre i propri limiti, che si spinge oltre le proprie capacità alla ricerca di un qualcosa di nuovo, un qualcosa di più bello, di più vero. Ieri è finito tutto, la tragica notizia poco dopo le 19:30, una scena brutta, la sua agonia sull’asfalto di una strada che collega Castel Di Sangro a Roccaraso, lo shock di una povera ragazza, che sfortunatamente lo ha incrociato, questa volta non per immortalare l’orso bruno marsicano, ma per immortalare purtroppo la sua ultima scena, la sua fuoriuscita da questo mondo, da questo palcoscenico; che ci ha visto protagonisti insieme con lui in tutto il Mondo, ma soprattutto eravamo spettatori curiosi, in attesa sempre delle scorribande, che quando le leggevamo sui giornali si segnava subito sui nostri volti un sorriso, come quel sorriso di un genitore che vorrebbe litigare a suo figlio ma non riesce ad arrabbiarsi. Te ne sei andato con un fuori scena, un fuori programma, da grande artista, da grande protagonista e da grande Marsicano. Ciao Juan Carrito orso bruno marsicano”.