Il doppio filo della storia e del cinema per illuminare con una nuova luce, tra informazioni inedite e interessanti testimonianze, uno dei capolavori del Neorealismo: si intitola “Roma città aperta. Un film non del tutto svelato” il libro di Caterina Capalbo, edito da Rubbettino, dedicato al celebre lungometraggio di Roberto Rossellini.
Spaziando dalla biografia del regista agli amici al racconto dei compagni d’avventura che al tempo della guerra vissero con lui il periodo di fuga da Roma in Abruzzo dove mentalmente maturò l’idea generatrice di “Roma città aperta”, il volume prova a fornire anche risposte ad alcune domande: per esempio, per quale ragione Rossellini nel suo film fa riferimento a 500 partigiani sulle montagne di Tagliacozzo? Si tratta di un semplice ricordo o invece rappresenta un messaggio politico?
E ancora, come mai in un film così storicamente drammatico per l’Italia c’è anche spazio per l’ironia e per quelle gag, come la padellata in testa al sor Biagio, che Fellini costruì adattandole alla comicità di Fabrizi?
Un libro per raccontare come Rossellini e Visconti vissero in Abruzzo durante l’inverno del 1943 e poi come Rossellini trasse spunto dalla vita e dagli incontri in Abruzzo per realizzare Roma città aperta.