AVEZZANO – Vito Taccone era legato all’anima più genuina della sua città, così come Avezzano è legata ancora adesso, con affetto ed orgoglio, all’eroe nostrano delle due ruote: sacrificio, impegno, costanza, sudore e lacrime, ma anche tanta gioia sportiva ed umana. Tutto questo sarà contenuto nell’operazione di rigenerazione della statua di Vito Taccone, vandalizzata barbaramente nell’anno 2014. Ieri mattina, l’assessore allo Sport Pierluigi Di Stefano, ha accolto in Comune l’artista che ideò all’epoca la statua, Bruno Morelli, e la restauratrice Eleonora Morelli. Si è parlato della tempistica, delle risorse messe a disposizione da parte dell’Amministrazione comunale (stanziate nell’ultimo bilancio approvato, per volontà e sensibilità dello stesso sindaco Giovanni Di Pangrazio) e del restauro che verrà completato in tre mesi, a partire dall’affidamento dei lavori, che avverrà non appena sarà concluso ogni necessario passaggio burocratico.
È stato proprio il sindaco che ha accolto, dopo vari incontri preliminari tenuti e una forte volontà espressa, la richiesta del Comitato di quartiere, supportato da Nazzareno Di Matteo, di collocare la statua a Piazza Cavour, culla di nascita dello sportivo. Taccone lì incominciò a macinare i primi chilometri su strada, sulla sua bicicletta. “Il collocamento della statua porterà anche ad una riqualificazione dell’intero punto di snodo cittadino. – ha aggiunto Di Stefano – Valuteremo, inoltre, di potenziare in loco la video-sorveglianza, per prevenire atti incivili”.
Al luogo simbolico di Piazza Cavour è connesso anche, con un filo del racconto del mito diretto, il Velodromo cittadino, dal 2009 è intitolato proprio al Camoscio d’Abruzzo. “L’iter del dialogo e della condivisione su questa tematica è quello giusto: vogliamo dare luce alla memoria di Taccone, – ha aggiunto Di Stefano – ma anche raccontare in modo diverso e affascinante i luoghi simbolo che hanno visto nascere l’epopea del Campione”. Morelli ha affrontato il discorso sul rifacimento del basamento. Ha detto: “La statua, quando era collocata sul Salviano – ambiente memore delle fatiche del garzone del panificio passato alla storia – poggiava su un masso di pietra adatto a quel tipo di ambiente. Ora, invece, sempre nell’ottica del minor impatto ambientale e di una armoniosa comunicazione tra opera e paesaggio circostante – questa volta urbano – verrà realizzato un basamento ex novo, che racconti delle salite e delle discese di Taccone: vi saranno apposti anche quattro dischi di bronzo che immortaleranno le quattro tappe consecutive vinte nel Giro d’Italia del 1963”.
Anche il masso rimasto sul Salviano, così come deciso nell’incontro di ieri, avrà un suo ruolo chiave e sarà comunque legato al racconto di rivincita e di rivalsa di Vito Taccone. “Il masso – ha spiegato la restauratrice Eleonora Morelli – diventerà un monumento-denuncia contro gli atti di vandalismo e contro ogni forma di offesa o deturpazione di opere che fanno bene non solo alla storia, ma anche all’anima di una comunità”. In progetto, c’è, difatti, la volontà di apporre un’epigrafe sulla pietra che lanci un monito contro l’inciviltà. “Verrà fatto – ha continuato la restauratrice – un lavoro di rigenerazione vera e propria. Il nuovo basamento sarà in calcestruzzo, rivestito da lastre in travertino bianco (materiale resistente al tempo e agli effetti degli agenti atmosferici): questo per far risaltare ancora di più la statua poggiata in cima”.
Fatto l’incontro, ci sarà un altro momento di riflessione tra l’artista e l’amministrazione, che seguirà passo passo l’iter e la progettazione, per decidere i dettagli salienti sull’effettiva collocazione della statua in un punto di Piazza Cavour. Lungo il perimetro inferiore del basamento che verrà realizzato, inoltre, verranno apposte delle fonti di luce bianca e verde, così come tra i raggi delle due ruote dell’opera. “Sono i colori di Avezzano. – ha concluso Morelli – Vito, a soli 21anni, vinse il giro della Lombardia: fu il suo esordio. Oggi deve continuare a parlare con la sua città e con la sua gente, perché la gloria, per sua scelta, non lo portò mai lontano da dove nacque. Le sue radici sono le nostre”.