di Leonardo Alfatti Appetiti
“Il cane che ha visto Dio”, uno dei più celebri racconti di Dino Buzzati – tratto dalla raccolta “Il crollo della Baliverna” (Edizioni Mondadori, 1954) – è stato rappresentato in scena nei giorni scorsi a Bogotà, un tempo capitale dello stato della Grande Colombia, che si dissolse con la nascita degli attuali stati di Colombia, Ecuador e Venezuela.
Facciamo un passo indietro, alla trama del racconto. Il protagonista è, per l’appunto, un cane di nome Galeone. Ogni giorno porta al suo padrone, un eremita, una pagnotta arraffata fra le tante che il diffidente panettiere Defendente Sapori ha il dovere di offrire ai poveri per adempiere al testamento dello zio. Defendente, indispettito quanto incuriosito dagli strani viaggi del cane, lo segue. Finisce per conoscere l’eremita e, miracolosamente, inizia a cambiare la sua vita: da ateo bestemmiatore a uomo timorato di Dio. La domanda che sottende al racconto è: può un misterioso cane cambiare la storia di un intero paese? E, nel nostro caso, può un libro cambiare la vita di una città complessa come Bogotà? Sicuramente cambierà la vita di molti studenti locali. Una ventina di studenti del corso di teatro dell’Istituto Italiano di Cultura di Bogotà, infatti, hanno trasposto l’opera del giornalista e scrittore milanese in un’opera teatrale mirata proprio a intraprendere un modello di insegnamento delle lingue attraverso l’arte scenica.
L’opera è stata diretta da Gianluca Barbadori, attore, regista ed educatore, in collaborazione con Valentina Blando e Marcello Tessarolo.
Barbadori ha al suo attivo circa 130 opere teatrali in arabo, cinese, italiano, spagnolo, olandese, ungherese, inglese, portoghese e serbo ed è molto presente con i suoi lavori in Argentina, Brasile, Colombia e Uruguay.
Finale: alla morte dell’eremita, il paese piomba nell’incertezza causata dall’imponente figura di un cane nero che percorre le sue strade e che si ritiene sia l’inseparabile compagno dei religiosi, la cui sola presenza li mette di fronte al loro comportamento e li costringe a riscoprire il loro lato spirituale.
Un invito che Dino Buzzati rivolgeva a tutti noi e che rimane estremamente attuale!