di Leonardo Alfatti Appetiti
“Fuoco fatuo”, il celebre romanzo di Pierre Drieu La Rochelle, torna nelle librerie italiane nella bella edizione curata da GM.libri. Lo scrittore francese lo pubblicò nel 1931, ormai più di novant’anni fa. Da “Le feu follet” Louis Malle, ne trasse un film, ottenendo il premio speciale della giuria al festival di Venezia.
Il romanzo si ispira a un tragico evento che turbò nel profondo la coscienza di Drieu La Rochelle: il suicidio dell’amico Jacques Rigaut, esponente surrealista che stava tentando di disintossicarsi dall’alcol e dalla droga, avvenuto nel novembre del 1929. “Fuoco fatuo” altro non è che la ricostruzione degli ultimi giorni di vita di Jacques/Alain, trentenne drogato, scrittore fallito e dandy che, come Rigaut, rifiuta la società di cui pure è un prodotto.
Un romanzo fondamentale per comprendere anche Drieu, che morirà anch’egli suicida a Parigi, 15 marzo 1945. Aveva già provato due volte a togliersi la vita, nell’agosto 1944, ma il terzo tentativo riuscì nell’intento, dopo che i giornali da giorni annunciavano un mandato di cattura contro di lui, accusato di collaborazionismo con i tedeschi. Il giorno successivo, la sua cuoca, Gabrielle, lo trovò morto, seduto su una sedia vicino al lavandino della cucina: aveva staccato il tubo del gas e aveva ingerito una dose letale di Fenobarbital.
Possiamo dire, pertanto, che il romanzo sia in buona parte autobiografico, tanto da presagire il suicidio dello stesso Drieu. Il film, a sua volta, è molto fedele al romanzo. Alain è indubbiamente un perdente. L’unica che potrebbe salvarlo dal disincanto nei confronti di una vita in cui nulla succede, è Solange, una antica amante, ma anche lei lo delude. Alain, come Drieu, è un uomo debole, che ama le donne e viene da loro abbandonato, desidera il denaro, e non ne ha mai abbastanza, un uomo che è troppo delicato per vivere in una società dura e insensibile come è quella moderna. Alain però non vuole farsi trascinare dal fiume della banalità della vita, ma vuole essere lui stesso a condurre il gioco, e se perde a questo gioco, sarà lui a porgli fine.