di Leonardo Alfatti Appetiti
Lo stato dell’arte sulla riforma del Codice degli Appalti, è stato questo il tema affrontato nel convegno presieduto da Germana Panzironi, nuovo presidente del TAR Abruzzo. A confrontarsi sull’attuazione della legge 78/2022 inerente la delega al governo in materia di contratti pubblici, un parterre molto qualificato. I lavori sono stati introdotti dal presidente della Regione Marco Marsilio, che ha auspicato “il rispetto del cronoprogramma della riforma e che al completamento dell’iter siano colti gli obiettivi della riforma, a partire da una riduzione dei tempi di affidamento degli incarichi, una riduzione evidente del rischio di fenomeni di corruzione negli appalti grazie alla digitalizzazione dei processi, una più celere esecuzione degli incarichi e pagamenti più rapidi e puntuali alle imprese aggiudicatrici”.
Se si considera che dal 2004 ad oggi sono stati adottati due codici (l’ultimo è del 2016) e apportate innumerevoli modifiche ai testi, questa dovrebbe essere la volta buona per riordinare e semplificare la disciplina vigente, per affermare quel “principio di risultato” che è una delle più rilevanti novità del nuovo Codice Appalti perché mira a esprimere la filosofia stessa del codice: fare gli appalti senza sprechi di tempo e senza lungaggini burocratiche.
L’esigenza era e resta quella di uno di “svecchiamento” del Codice degli Appalti e di una sua armonizzazione alla normativa dell’Unione Europea, per evitare l’avvio di procedure di infrazione da parte della Commissione europea e, allo stesso tempo, giungere alla risoluzione delle procedure avviate. In altre parole l’adeguamento della disciplina dei contratti pubblici a quella del diritto europeo e ai principi espressi dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e delle giurisdizioni superiori, interne e sovranazionali.
Velocità, semplificazione, legalità, digitalizzazione, sostenibilità, queste le parole chiave della riforma.
Alcuni importanti passaggi normativi sono stati già compiuti, come ad esempio con l’introduzione di misure applicabili per i contratti in corso di esecuzione, volte a fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi di alcuni materiali da costruzione verificatisi nel primo semestre del 2021, prevedendo compensazioni per le variazioni eccedenti l’8%.
La direzione è quella giusta: snellimento delle procedure, meno fasi progettuali, potenziamento del silenzio-assenso, flessibilità nel partenariato pubblico-privato.
La parola, ora, va al nuovo governo.