di Leonardo Alfatti Appetiti
Per mettere in note Louis-Ferdinand Céline ci voleva una robusta dote di coraggio, qualità che certo non manca alla band palermitana Coral Caves che, quattordici anni dopo “Mitopoiesi”, torna con un nuovo album, ambiziosa quanto travolgente fusione tra un pilastro della letteratura mondiale e rock progressivo. Il titolo è tutto un programma: “Journey to the end of the light”.
Sì, il riferimento è al voyage del dottor Louis-Ferdinand Auguste Destouches, in arte Céline: Music And Words Inspired By L.F. Celine’s “Voyage Au Bout de la Nuit”. «Viaggiare è molto utile, fa lavorare l’immaginazione, il resto è solo delusioni e pene. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario: ecco la sua forza, va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose: è tutto inventato». Se la celebre citazione introduttiva del Viaggio è stata già usata come “epigrafe” del film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, in musica c’è un solo precedente: Giorgio Gaber e Sandro Luporini presero ispirazione da Céline per alcuni loro testi del teatro canzone, in particolare la canzone “La strada”. È nel lavoro di teatro musicale intitolato Polli d’allevamento (1978-79) che Gaber e Luporini manifestano il profondo attaccamento a Céline con brani recitati (La paura) e nella canzone “La festa”, il cui testo riprende quasi letteralmente un capitolo del mitico Viaggio.
Grazie ai Coral Caves oggi il Viaggio ha la sua colonna sonora. Pubblicato pochi giorni fa per l’etichetta padovana M.P.& Records, l’album colpisce per la qualità dell’incisione, molto attenta, e per la copertina e le immagini del libretto, realizzate dalla pittrice Alessia Bennardo, di grande forza evocativa. L’album si ispira alle vicende tragicomiche di Ferdinand Bardamu, che del Voyage è il protagonista. Non solo, l’intera opera è attraversata da vibrazioni céliniane, con espliciti riferimenti alla vastissima produzione dello scrittore maudit. Niente virtuosismi inutili, sound asciutto ma mai artificioso. Niente trucchi, per dirla alla Bukowski, che considerava il collega francese “il più grande scrittore degli ultimi duemila anni”.
Si inizia con un sottofondo noir fedele alle atmosfere burrascose dell’opera originale. Quel che colpisce è l’assoluta originalità dello spartito nel segno di una suggestiva contaminazione tra generi, una miscela di argot, funky e psichedelia, tendenza musicale nata negli Stati Uniti negli anni Sessanta nello scorso secolo, ispirata alle percezioni provocate dall’uso di sostanze allucinogene. È Céline, in realtà, il più allucinato degli scrittori. Visionario, ferocemente controcorrente, antisemita. Di lui si è scritto di tutto e di più, da oggi è possibile anche ascoltarlo.
L’album prodotto da Pietro Saviano e Luca Di Salvo, rispettivamente Voice, Bass and Flute il primo e Drums il secondo, dimostra come l’ensemble palermitano, con questa opera, abbia raggiunto la piena maturità artistica.
Il disco è disponibile sulle piattaforme Spotify, Amazon Music e Apple Music in formato digitale. Sul sito del distributore ufficiale GT Music o in cd nel negozio Ebay del Circolo librario Occidente.