La nuova legge elettorale firmata dal presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, si compone di 15 articoli. Le principali novità riguardano l’introduzione del collegio unico regionale con l’abolizione delle quattro circoscrizioni attuali; l’introduzione della tripla preferenza di genere (due uomini e una donna oppure due donne e un uomo); l’elezione alla carica di consigliere regionale dei primi due candidati alla carica di presidente della giunta non risultati eletti (ora ne entra solo uno), collegati a una singola lista o a una coalizione di liste che abbiano ottenuto almeno due seggi; l’assegnazione dei seggi, con il criterio proporzionale, alle coalizioni di liste e alle liste non unite in coalizione sulla base delle rispettive cifre elettorali, in sostanza calcolando la somma dei voti validi; e infine un ampliamento del numero di candidati di lista che passerebbero dagli
attuali 30 a 45.
Questi sono i punti salienti della riforma elettorale presentata da Marsilio, ma non per tutti è un beneficio, anzi per qualcuno sarebbe una suggellazione del secondo mandato da presidente, blindandolo, con la riforma proposta.
Secondo i consiglieri di opposizione Scoccia e Mariani – “Se davvero si vuole avvicinare il modello elettorale regionale a quello dei Comuni, così come dichiarato in commissione, lanciamo la proposta del SINDACO D’ABRUZZO”.
“Introduzione del doppio turno se nessun candidato alla presidenza raggiunge il 50% al primo turno e voto disgiunto tra candidato Presidente e candidati consiglieri. In questo modo, scollegando la figura del Presidente dalle coalizioni di liste che lo sostengono, si darebbe vita ad una vera e propria elezione diretta del Presidente della Giunta Regionale, così come accade oggi per i sindaci dei Comuni superiori a 15.000 abitanti, rafforzando la rappresentatività del Presidente eletto”.
I due consiglieri, inoltre, sono entrati anche nella tematica del collegio unico regionale. “Potrebbe avere un senso nell’ottica di un maggiore coinvolgimento di ogni consigliere nelle problematiche dell’intera regione: tuttavia, nel caso si opti per questa scelta, riteniamo sia necessario comunque un meccanismo perequativo che garantisca rappresentatività adeguata ai territori provinciali in funzione della loro dimensione demografica. La nostra Regione è formata sia da grandi centri urbani che da una molteplicità di micro realtà locali ed occorre trovare un punto di caduta che contemperi le legittime ambizioni di rappresentanza di tutti i territori.
In conclusione, sia Scoccia che Mariani hanno voluto porre l’accento sull’introduzione delle tre preferenze. “Il presidente Marsilio, con la tripla preferenza, vuol far credere che si introduca un meccanismo facilitante per l’elezione delle donne in Consiglio Regionale: ci permettiamo di fargli notare che, in un bacino elettorale ristretto come la nostra regione, ben diverso da quello delle europee, più che favorire l’elezione di genere, la tripla preferenza consegna ancor di più ai partiti la possibilità di tentare di gestire gli eletti mediante accoppiamenti definiti a tavolino”.
Non è dello stesso avviso invece il Consigliere regionale e Presidente della Commissione d’inchiesta sull’emergenza idrica Sara Marcozzi, – “Sono sempre stata favorevole all’istituzione del collegio unico per la legge regionale di Regione Abruzzo e l’ho ribadito anche durante la Commissione Statuto al Presidente Marsilio. È il momento di pensare al nostro territorio come una realtà unica per dare risalto a ciò che ci unisce, non ciò che divide, vedendo il nostro territorio come un blocco unico e superando campanili e orticelli vari che hanno frenato lo sviluppo dell’Abruzzo, con Consiglieri regionali più impegnati a fare i Consiglieri comunali in Regione. Siamo chiamati ad affrontare sfide enormi che le difficoltà macro economiche stanno accelerando. Il nostro è già un territorio ridotto rispetto al resto d’Italia, e ridurlo ancora di più in nome di interessi di quartiere sarebbe un danno in primis per gli abruzzesi”. Che prosegue: “Altre riflessioni, che ho voluto portare all’attenzione dei lavori di Commissione, è sul tema dell’uguaglianza di genere. Nelle due elezioni svolte con l’attuale legge elettorale, su 31 Consiglieri regionali sono state elette 2 donne nel 2014 e 5 donne nel 2019. Mi sembra quindi che il testo vigente sia indifendibile e clamorosamente deficitario sotto questo punto di vista. Oltretutto non dimentichiamo che la riforma di legge elettorale regionale introduce la tripla preferenza di genere, ricalcando la legge elettorale europea dove la rappresentanza di donne è molto corposa. Evidentemente, quindi, il problema è da ricercarsi a monte, da quello che succede all’interno dei partiti, e non a valle di un sistema elettorale. Quando lo si capirà, sarà una buona notizia per tutti noi”.
In supporto a Marsilio, sulla riforma elettorale, invece il senatore di Fratelli d’Italia, e segretario regionale del partito, Etel Sigismondi – “La proposta di riforma della legge elettorale regionale dimostra, ancora una volta, l’alta caratura istituzionale del presidente Marsilio. L’aspetto più rilevante, infatti, contenuto nel testo, quello cioè relativo alla ‘sprovincializzazione’ dei consiglieri regionali attraverso l’istituzione del collegio unico, rappresenta un salto storico-culturale e sul quale è stato giusto e opportuno aprire in commissione un confronto tra le forze politiche. Va proprio in tal senso la scelta del Presidente di depositare la proposta di legge, a sua sola firma, caratterizzandola, dunque, come una bozza di lavoro frutto dell’analisi di chi ha governato in prima persona l’Abruzzo e non come proposta di una parte politica. Il documento contiene spunti importanti che impongono un’attenta riflessione.
Non può sfuggire come il collegio unico regionale permetterebbe ad ogni singolo consigliere di non rappresentare solo un ambito territoriale bensì l’intera regione, superando ad esempio la dicotomia tra aree interne e fascia costiera a tutto vantaggio, evidentemente, degli atti di programmazione. A tal proposito, a chi paventa che la riforma penalizzerebbe l’elezione dei candidati delle aree interne, va detto che questo timore non risponde a realtà: basta applicare il collegio unico ai risultati elettorali delle scorse elezioni per verificare come il territorio regionale sarebbe uniformemente rappresentato. Non solo, il collegio unico elettorale garantisce l’elezione, per ciascuna lista, dei candidati più votati, realtà niente affatto scontata, paradossalmente, con la legge vigente per quelle liste che non eleggono in tutti e quattro gli attuali collegi provinciali. Così come l’aumento del numero dei candidati favorirebbe una maggiore partecipazione alla competizione elettorale, incrementando la rappresentanza dei territori in ciascuna lista.
La possibilità di elezione anche del secondo presidente non eletto, inoltre, si ispira alle dinamiche delle elezioni amministrative e supera l’incongruenza secondo la quale un candidato presidente che ottiene il terzo risultato, riuscendo a superare lo sbarramento del 4%, e con la rappresentanza di almeno due seggi della lista o della coalizione a lui collegata, non possa sedere in Consiglio regionale. Infine, la terza preferenza non è una novità assoluta: si ricorda, infatti, come alle elezioni europee siano previste appunto tre preferenze, di cui una di genere. E’ un sistema, quindi, che favorisce il dialogo tra i territori ed è utile anche per la riduzione del costo della competizione elettorale in virtù dell’aumento dell’estensione del collegio elettorale. A chi cerca di sminuire questa proposta migliorativa della legge bollandola, invece, come un tentativo di Marsilio di blindare le elezioni per una sua riconferma, faccio presente che nulla cambia in merito alla elezione del presidente ed evidenzio come lo stesso Marsilio ed il centrodestra non abbiano bisogno di escogitare alcun artificio visto il largo consenso di cui beneficiano.
La riforma proposta da Marsilio è di buon senso. Comprendo le difficoltà a valutarla serenamente da parte di chi si trova nella doppia veste, oggi, di dover licenziare il testo e tra un anno di cimentarsi con le nuove regole. Ritengo che per l’attuale Consiglio regionale l’approvazione della nuova legge elettorale rappresenterebbe un bel segnale di maturità politica”.