Il progresso tecnologico può essere d’aiuto se costruito su usi ragionevoli.
Le nuove tecnologie possono rivelarsi preziose, ad esempio, per l’integrazione degli studenti con bisogni educativi speciali all’interno del contesto di classe e il migliore apprendimento.
L’accesso alla classe interattiva porta alla possibilità di cooperazione, favorendo modelli di didattica individualizzata allo studente stabilmente o temporaneamente disAbile. L’utilizzo di un mezzo ‘tradizionale’ come il computer, ad esempio, migliora la qualità dell’insegnamento, sia consentendo a uno studente con gravi disAbilità motorie di scrivere, dando dunque la possibilità di svolgere attività altrimenti precluse, sia assicurando supporto all’attività di insegnamento tradizionale, con stimolazione dei sensi dello studente, attraverso immagini, video e suoni.
Utili sarebbero percorsi didattici interattivi per tutti gli studenti con bisogni educativi speciali che possono trarre
vantaggio dall’avanzata senza sosta dello spazio tecnologico, sempre in continua evoluzione.
Per una scuola inclusiva, si adottino linguaggi multimodali, con l’utilizzo di Lim, tablet, netbook che agevolino e stimolino l’indipendenza del singolo, rafforzino la sua autostima, permettano un’interazione pulita con i compagni e i docenti.
La possibilità di facilitare, con un aiuto dal campo dell’informatica, le attività precluse, totalmente o in parte, agli studenti con diverse abilità, può svolgere una funzione predominante non solo dal punto di vista educativo e della formazione ma anche sotto il profilo psicologico individuale e sociale.
Gli strumenti compensativi digitali sono molteplici e intervengono sotto più punti di vista:
– l’OCR è il riconoscimento ottico di caratteri, uno strumento che consente di scannerizzare testi cartacei e riprodurli in digitale, così da consentirne la modifica e la sintesi vocale, altro strumento compensativo utile per la lettura automatica;
– i classici eBook, dei quali si fa ormai uso quotidiano, ma che, nel caso di studenti con alcune particolari disAbilità, si rivelano uno strumento all’avanguardia, poiché possono essere letti ad alta voce dal dispositivo elettronico, sotto forma di audiolibro;
– il mouse a trackball è dotato di una sfera molto grande, robusta e senza fili che consente di muovere il cursore sullo schermo con estrema facilità date appunto le sue dimensioni che rappresentano una minor precisione. Difatti questi strumenti possono essere utilizzati anche con il gomito o con un piede.
La versatilità di questi, come di altri, strumenti consente di adattare la loro utilità in base alle necessità: seguendo percorsi contestualmente diversi, si giunge a un obiettivo comune, così da poter impartire la stessa formazione a tutti gli studenti, senza creare lacune e differenze. Lo scopo è stimolare, sfruttando la possibilità di una didattica individualizzata, le potenzialità di ognuno, verso un’integrazione concreta e reale che vada aldilà delle mura scolastiche, promuovendo l’autonomia dello studente con difficoltà e non osteggiando il suo apprendimento.
Insomma le possibilità sono tante e facilmente accessibili.
Ma, nel 2022, non tutti possono liberamente fruirne. E il fenomeno del digital divide genera divisioni ulteriori.
Un divario che ha mostrato tutta la sua evidenza in periodo pandemico, quando, se, da un lato, le tecnologie hanno aiutato a tenere saldo il legame con amici, familiari e anche con la scuola, attraverso la DAD, dall’altro, hanno accentuato le difficoltà di chi già non aveva la possibilità di connessione o di acquistare dispositivi elettronici. E ha vissuto un isolamento amplificato. L’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI 2020), stimato dalla Commissione europea, classifica l’Italia come terzultimo Paese sui 28 Stati membri dell’Unione europea. Il DESI infatti si trova al 43,6% ossia 9 punti sotto la media europea. Ancora poi, il Rapporto BES Istat 2021 dipinge il quadro riguardo i principali fenomeni che riguardano il Paese, individuando 12 domini analizzati per indicatori. Tra di essi, per il dominio della formazione, è stato particolarmente rilevante quello delle competenze digitali. È emerso che, con la DAD, circa l’8% degli studenti non abbia avuto la possibilità di accedere alle lezioni e questo dato sale vertiginosamente al 23% se si aggiungono anche gli studenti disAbili, che dichiarano di non disporre della connessione ad Internet o di non avere un mezzo per accedervi. Virtuoso il modello di quegli Istituti scolastici che, in epoca d’emergenza, hanno fornito ai propri studenti pc e tablet in comodato d’uso per seguire le lezioni da remoto.
Per consentire di colmare tali lacune e garantire una scuola realmente inclusiva, bisogna intervenire dapprima sul fattore economico, rendendo l’accesso alla Rete, da tanti ormai considerato diritto fondamentale, fruibile a costi contenuti e, ovviamente, possibile in tutte le zone d’Italia. Essenziali maggiori investimenti nella dotazione strumentale di tutte le scuole, fin da quelle primarie.
Ma servirebbe anche insistere nella migliore formazione all’uso degli strumenti tecnologici, sollecitandone altresì una fruizione responsabile.
Per una scuola realmente inclusiva, affinché nessuno venga lasciato indietro. C’è tanto da fare.