L’incidente mortale verificatosi a Marina di Mosciano Sant’Angelo è purtroppo solo l’ultimo di una lunga serie di infortuni gravi o mortali che avvengono nella nostra Regione con conseguenze pesanti per le famiglie interessate.
Quando si parla di criticità legate al mondo del lavoro, molti pensano solo al fenomeno della disoccupazione o del precariato.
Passa in secondo piano il tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che è una vera piaga nel nostro Paese. Parliamo degli infortuni e delle morti cosiddette “bianche”, ovvero uomini e donne che perdono la vita per il lavoro che svolgono.
Eppure, nonostante i continui allarmi lanciati dal sindacato sulla necessità di intervenire massicciamente sulla prevenzione e sui controlli per evitare queste tragedie, si continua ad assistere al ripetersi di dichiarazioni nel solco dell’indignazione del momento e poco altro.
In un Paese normale è indecente avere una media di circa 81 decessi al mese.
In un Paese normale, non è ammissibile che non si riescano ad integrare le banche dati tra Inail, Asl e Ispettorato del lavoro per avere un quadro definito e per agire conseguentemente sulle priorità. In un Paese normale, non è concepibile che gli organici di ispettori e medici del lavoro destinati ad operare sulla prevenzione e sui controlli siano stati dimezzati negli ultimi dieci anni e non si riesca almeno a sostituire una parte di coloro che vanno in pensione. Troppo poco si è fatto su questi fronti eppure tutti si dichiarano pronti ad affrontare la materia.
Ribadiamo ancora una volta la necessità di intervenire sulla prevenzione e FORMAZIONE, servono interventi strutturali ampi per rendere obbligatoria e permanente non solo la formazione di base, ma anche quella legata all’aggiornamento nelle attività e ai processi produttivi in continuo mutamento.
Serve premiare le aziende virtuose che correttamente applicano i contratti e le norme anche sul tema della salute e sicurezza, contrastando di contro, quelle che ritengono la tutela della salute solo un costo in più da sostenere nel sistema di concorrenza globale. Il rischio è che ancor di più in questo momento difficile, la salute e la sicurezza non vengano considerate una priorità.
Serve inoltre che la Regione convochi e faccia operare il Comitato di coordinamento per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro previsto dall’art.7 del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008.
La legge prevede compiti molto importanti in capo a tale organismo ed in particolare:
– Sviluppare piani di attività e progetti operativi in materia di salute e sicurezza sul lavoro;
– Svolgere funzioni di indirizzo e programmazione delle attività di vigilanza e di prevenzione e promuovere attività di formazione, informazione, comunicazione, assistenza in coordinamento tra le diverse istituzioni;
– Raccogliere e analizzare le informazioni relative agli eventi dannosi e ai rischi, fornendo suggerimenti operativi e tecnici atti a ridurre il fenomeno infortunistico e delle malattie da lavoro;
– Valorizzare gli accordi aziendali e territoriali che promuovano l’adozione, da parte di datori di lavoro, lavoratori e tutti i soggetti interessati, di comportamenti volti a migliorare i livelli di tutela della salute e della sicurezza;
– Monitorare e valutare le attività svolte dall’ufficio operativo e dagli organismi provinciali per verificare il raggiungimento degli obiettivi.
E’ urgente quindi agire con urgenza oltre che a livello nazionale, anche a livello regionale. Ci attendiamo novità su questo fronte e auspichiamo che ci sia una vera svolta nel modo di concepire il lavoro e la difesa della salute e sicurezza di chi lavora.
Francesco Spina
Segretario regionale CGIL Abruzzo Molise