ROMA – “Quale futuro dobbiamo attenderci per le Rsa, e di rimando anche per il personale impegnato ogni giorno nella sanità privata, in primo luogo i nostri infermieri, alla luce di un caro energia che sta letteralmente mettendo in ginocchio tutte le imprese e di conseguenza anche i tanti centri assistenziali sparsi da nord a sud?”
E’ la legittima domanda che si pone, in questo delicatissimo momento storico, un sindacato da sempre in prima linea come il nostro, girandola direttamente a quella classe politica che, a pochi giorni dal fatidico voto, chiede ai cittadini una fiducia di non poco conto per sperare di entrare in Parlamento, sulla base di impegni e promesse che rischiano nuovamente di trasformarsi in pericolosa aria fritta».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«La crisi economica che ci stringe alla gola, lasciandoci letteralmente senza respiro, investe non solo le famiglie ma anche le piccole imprese del nostro sistema sanitario: e tali vanno considerate le case di cura e le Rsa, dove di certo un infermiere, il cui ruolo chiave di competenza e professionalità è tenuto fin troppo in scarsa considerazione, rischia di “pagare a caro prezzo”, in prima persona, quei rincari energetici che rischiano, concretamente, di portare sull’orlo del baratro numerose strutture, con la nefasta conseguenza di lasciare a casa personale qualificato che però già fatica tremendamente per arrivare a fine mese.
I dati della Ragioneria dello Stato aggiornati al 2020 ci raccontano di uno stipendio medio di 1780 euro al mese per i professionisti della sanità pubblica, comprensivo però di straordinari e di premi.
Non si può dire che, nella maggior parte delle realtà della sanità privata e delle RSA, un infermiere arrivi a una cifra del genere, di per sé già molto bassa e non adeguata al mutato costo della vita, che travolge come un uragano le bollette di casa e finanche i beni di prima necessità.
Il caro energia, è innegabile, sta investendo il sistema produttivo a tutti i livelli, con aumenti fino al 400% dei costi di gestione di strutture della sanità privata e delle RSA: e allora si rischia il vero e proprio tracollo. Una situazione a dir poco drammatica.
Da una parte siamo alle prese con la crisi della sanità pubblica, con una voragine strutturale di 80mila infermieri che potrebbe diventare incolmabile, mentre continua a tradursi quotidianamente in fughe volontarie all’estero e addirittura tristi dimissioni da parte del nostro personale.
Ma dall’altra parte non possiamo dimenticare l’altra faccia della medaglia, quella sanità privata e quelle RSA dove anziani, disabili, soggetti fragili, hanno bisogno di assistenza continua e della competenza da parte di quegli infermieri che, sono però tristemente sottopagati e non valorizzati, laddove il macigno dei rincari può diventare insostenibile, aggravato dall’indifferenza delle istituzioni che non possono continuare a ignorare le necessità di sopravvivenza di tantissime strutture assistenziali.
Il nostro non vuole essere un triste gioco di parole o mera ironia, ma in questo momento più che mai la politica non può e non deve spegnere la luce sui gravi problemi che, come scosse telluriche, continuano a far tremare la sanità pubblica e quella privata», chiosa De Palma.