SULMONA – Dal 1 giugno al 1 settembre 2002 in alcune zone dell’Abruzzo, come in gran parte della Valle Peligna, sono caduti solo 10 mm di pioggia e le conseguenze le si vedono tutte facendo un giro a Sulmona e nei suoi dintorni.
Mai come quest’anno, infatti, molti quartieri della città ovidiana si sono mostrati così inariditi per via dell’erba secca che domina le aiuole in essa presenti e dei molti alberi che per difendersi dallo stress idrico stanno perdendo anzitempo le loro foglie.
I temporali ricolmi d’acqua che hanno colpito diverse zone dell’Abruzzo a Sulmona hanno soltanto offerto (se si eccettua il temporale con al seguito la tempesta di vento, accompagnata dai suoi 2 mm di pioggia di qualche settimana fa) spazi di lettura sui web.
La situazione sarebbe stata critica qualora i corsi d’acqua che dominano in lungo e in largo l’intero territorio comunale non avessero offerto il loro contributo rigenerativo.
Questo però lo dobbiamo ad un periodo invernale che, invece, ha visto cadere molta neve sui monti circostanti.
Il bello della natura è anche questo.
Intanto però c’è chi ne ha giovato di questo.
Il pensiero va ai giardinieri che hanno potuto tranquillamente gestire il verde ( o per meglio dire l’erba secca) e all’Amministrazione comunale che, almeno per quest’anno, si è vista risparmiata dalle critiche riguardanti il suo mancato sfalcio.
Da qualche giorno siamo entrati nell’autunno meteorologico e, forse, qualcosa sembra stia cambiando.
Ce lo dice il metereologo aquilano Stefano Bernardi.
“In queste ultime settimane si è parlato molto dei possibili effetti che gli uragani potrebbero avere sul clima mediterraneo.
Uno di questi e precisamente “Danielle” si dovrebbe agganciare alla già profonda depressione irlandese e concorrere a modificare l’assetto barico del Mediterraneo e quindi anche dell’Italia.
Il conseguente peggioramento che ne deriverebbe interesserebbe maggiormente la parte Ovest dell’Italia con un carico di piogge che potrebbe essere davvero notevole considerata la temperatura molto calda del Mediterraneo.
L’Abruzzo potrebbe spaccarsi in due.
La crinale appenninica, come spesso accade, potrebbe fungere da spartiacque nel vero senso della parola.
Il quantitativo di precipitazioni seguirebbe quello impostato su scala nazionale e quindi vedere l’ovest della regione maggiormente interessato.
Ciò significa che sulla Valle Peligna o su gran parte di essa potrebbe svilupparsi un’ombra pluviometrica che non contribuirebbe in maniera determinante a risolvere i problemi di siccità.
Si tratta di tendenza e non di previsione ragion per cui bisogna andarci con i piedi di piombo.
Invitiamo quindi a seguire costantemente gli aggiornamenti che potrete farlo cliccando su:
https://m.facebook.com/profile.php?id=100063938700384