Dietro ogni successo sportivo, dietro ogni vittoria, c’è tanto lavoro, spesso invisibile e poco apprezzato o riconosciuto.
A prescindere dalle derive portate dalla pandemia, da tempo si avverte l’esigenza di una riforma organica del mondo dello sport sotto molteplici punti di vista. Tra gli aspetti più rilevanti, proprio quello relativo al lavoratore sportivo in senso ampio, dal suo riconoscimento alla sua tutela.
Il lavoratore sportivo può svolgere attività sia nel mondo dilettantistico che professionistico, con la differenza che solo le società professionistiche sono legittimate a perseguire fine di lucro.
In generale, il lavoro sportivo professionistico si presume subordinato, mentre quello dilettantistico si presume autonomo.
La configurazione come lavoratori dei prestatori d’opera comporta un loro inquadramento sotto il profilo previdenziale e assicurativo che produrrebbe un incremento di costi; proprio ciò che invece si vuole evitare.
In ogni caso, un passo avanti è fatto con la predisposizione dello schema di decreto legislativo già approvato dal Consiglio dei Ministri, contenente misure di semplificazione e di contenimento degli oneri (contributivi e fiscali), per le prestazioni professionali, al fine di rendere l’impatto della riforma del 2021 più sostenibile per associazioni e società dilettantistiche.
Con il nuovo intervento, si rimodulano i contenuti del decreto approvato un anno fa, con il fine di consentire un passaggio non traumatico delle norme e non gravare troppo sulla tenuta delle società sportive chiamate a nuovi adempimenti.
La nozione di lavoratore sportivo ne risulta ampliata, con l’inclusione delle nuove figure dei contratti di collaborazione per i dilettanti e di agevolazioni fiscali e contributive, fino al volontario sportivo. Desta curiosità, in particolare, la figura degli amatori, che avranno diritto a rimborsi spese o premi.
Vengono precisati, nell’area del dilettantismo, i presupposti per l’instaurazione di rapporti di lavoro sportivo autonomo, nella forma di collaborazione coordinata e continuativa.
Si prevede, inoltre, la digitalizzazione degli adempimenti connessi alla costituzione dei rapporti di lavoro sportivo, attraverso il Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche, e viene definita la figura del volontario sportivo e consentita la sottoscrizione di contratti di apprendistato professionalizzante con giovani a partire dall’età di 15 anni.
Sono previste poi agevolazioni fiscali e contributive per i lavoratori sportivi, e per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di carattere amministrativo-gestionale, nell’area del dilettantismo. Sempre nella medesima area viene anticipata l’abolizione del vincolo sportivo.
Ulteriore passaggio necessario sarà quello del parere delle commissioni permanenti, ma, considerando che le nuove regole entreranno in vigore dall’1 gennaio 2023, si prevede che saranno poche le modifiche sostanziali.
A questo proposito, è doverono un cenno al meccanismo degli sgravi fiscali, che dipendono dalla divisione per fasce di compensi.
In pratica, per gli importi fino a 5.000 euro, che riguardano la maggior parte degli operatori sportivi, non si applicano né ritenute previdenziali né fiscali; per importi tra 5.001 e 15.000 euro, che riguardano i titolari di un effettivo rapporto di lavoro, non si applicano ritenute fiscali ma si applicano ritenute previdenziali; per importi superiori a 15.001 si applicano sia ritenute fiscali sia previdenziali.
Fino al 31 dicembre 2027, proprio per favorire l’introduzione soft, sull’imponibile ci sarà uno sgravio del 50% della contribuzione previdenziale.
Altro passaggio rilevante riguarda l’aumento della possibilità di fare utili per l’area dilettantistica; questo dovrebbe assicurare maggiore sostenibilità.
Ulteriormente da evidenziare la norma che favorisce l’inserimento al professionismo e che prevede per i club con fatturato sotto i 5 milioni un’area no tax fino a 15mila euro l’anno; tale provvedimento appare apprezzabile soprattutto in riferimento alle compagini della serie C nel calcio o a quelle discipline che sono ‘in bilico’ tra dilettantismo e professionismo.
In più, cooperative ed enti iscritti al Registro unico nazionale del terzo settore, laddove esercenti come attività di interesse generale l’organizzazione e la gestione di attività sportive dilettantistiche, potranno iscriversi nel Registro delle attività sportive dilettantistiche.
Misure importanti, che ci si auspica favoriscano un cambiamento altrettanto importante e portino maggiori dignità e tutele a migliaia di operatori del mondo sportivo. In questo, utile è il riconoscimento della specificità del lavoro sportivo con il coordinamento con le norme del terzo settore, che garantirà coperture previdenziali e assicurative a tutti i lavoratori del settore.
A scrivere è il Presidente di Meritocrazia Italia Walter Mauriello