Personale della Direzione Investigativa Antimafia e militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, stanno dando corso a un’Ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 12 persone (8 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno, associazione per delinquere, impiego di denaro di provenienza illecita, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, tutti comunque aggravati dalle modalità mafiose.
Contestualmente – in Lombardia, Abruzzo, Lazio e Calabria – D.I.A e Finanzieri stanno dando esecuzione al sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, disposto dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – D.D.A. di nr. 28 imprese, di cui 1 con sede legale in Slovenia ed 1 con sede legale in Romania, nr. 27 unità immobiliari, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 32 milioni di Euro.
L’operazione costituisce l’esito di un’articolata indagine condotta dalla D.I.A. e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria che ha consentito di disvelare – fatte salve le successive valutazioni di merito –co-interessenze economiche sussistenti tra alcuni imprenditori e cosche di ‘ndrangheta della città di Reggio Calabria.
In particolare, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, sarebbero stati acquisiti elementi integranti l’esistenza di un’associazione a delinquere nel cui ambito imprenditori attivi nel settore edile e della grande distribuzione alimentare – taluni dei quali già coinvolti in indagini penali o destinatari di misure di prevenzione – avrebbero stretto una pluralità di accordi con famiglie di ndrangheta, agevolando l’infiltrazione della consorteria in quei settori attraverso la compartecipazione occulta di loro esponenti alle iniziative economiche, gestite ed organizzate per il tramite di imprese fittiziamente intestate a terzi, ovvero mediante l’affidamento di numerosi servizi e forniture a imprenditori espressione dell’associazione criminale.
Parte dei profitti così accumulati sarebbe stata successivamente trasferita in maniera occulta, attraverso fittizie operazioni commerciali e fittizi rapporti giuridici, al fine di dirottare la liquidità verso i titolari effettivi delle operazioni economiche, incluse le cosche di ndrangheta, e di ostacolare le indagini, eludendo l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali e consentendo l’impiego e l’autoriciclaggio dei proventi illeciti.