Prosopopea, supponenza e propensione a voler rimanere quello che si era è che evidentemente tuttora si è ovverosia criminali?
A dirla breve, sinceramente, non si potrebbero trovare altri termini per giustificare l’aggressione subita da un Ispettore e da un Assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria ieri pomeriggio all’interno del carcere di massima sicurezza di Sulmona.
Un detenuto di origini campane, infatti, non avrebbe accettato benevolmente le legittime indicazioni dategli dal graduato in ordine ad una sua richiesta evidentemente ritenuta irricevibile e quindi prontamente rigettata.
Nell’ufficio dello stesso è volato di tutto. Monitor, stampante, case, tastiera e quant’altro si sia potuto trovare sotto mano. Oggetti che sarebbero stati lanciati dal detenuto addosso ai due baschi blu con il chiaro intento di colpire e fare del male.
Solo grazie all’intervento di altri colleghi prontamente accorsi e al tentativo di dissuasione da parte di un altro detenuto non si è andati vicini a scrivere un’altra pagina di cronaca nera tra le tante che, quotidianamente, pervadono le carceri italiane ( tre aggressioni gravi al giorno nei 260 carceri nazionali una delle quali, la settimana scorsa, ha portato un agente a sottoporsi all’applicazione di 50 punti di sutura).
L’ispettore è ricorso alle cure dell’infermeria per via di contusioni ritenute guaribili in alcuni giorni ( la stampante lo avrebbe preso in pieno e per mera fortuna non in testa).
Alta tensione quindi anche al carcere di Sulmona.
Scene da Far west che mai avremmo potuto immaginare di poter vivere in maniera così frequente e violenta nei contesti istituzionali di quella che, lo vogliamo ricordare anche se ci risulta difficile farlo, tuttora rappresenta la settimana potenza mondiale.
Ci si chiede a questo punto se non si vuole che ci scappi il morto prima che si intervenga e così come si converrebbe fare.
Un sistema, quello delle carceri italiane in generale, totale deriva
Ora ci servono interventi forti da parte dei parlamentari italiani. Azioni volte a ripristinare quel senso di legalità nelle carceri che va sempre più evaporando nell’indifferenza assoluta di tutti.
La UIL PA polizia penitenziaria dell’Aquila chiede maggiori tutele nei confronti di chi nei penitenziari italiani si ritrova col desiderio di portare il pane a casa e non la pelle.
Colgo l’occasione per “rubare” , a tal proposito, una battuta fatta dal segretario generale della UIL PA Polizia penitenziaria Gennarino De Fazio pochi giorni fa quando lo stesso dice ” va bene Nessuno tocchi Caino ma poco importa se Abele viene vilipeso ( e aggredito e malmenato aggiungerei) ogni giorno!!”.
Se anche Sulmona non fa più eccezione significa veramente che siamo arrivati alla frutta o, per meglio dire… all’amaro!!!
Meditate parlamentari italiani, meditate….