AVEZZANO – Monta il caso sulla mancata retribuzione dei compensi spettanti a medici, infermieri ed autisti in carico alla Asl1, nello specifico operanti nel pronto soccorso di Avezzano che, neanche questo mese, si sono visti accreditare in busta paga quanto loro spetta di diritto per le ore aggiuntive regolarmente prestate per il Progetto Obiettivo Ovindoli e i corsi di formazione Blsd svolti durante l’anno e finanziati, ancor prima che gli stessi venissero effettuati, dalla Regione Abruzzo.
Insorgono i dipendenti, che si dicono pronti a diffidare l’azienda e il direttore generale, in caso di ulteriore slittamento del pagamento che sembrerebbe non essere avvenuto a causa di una “dimenticanza” dell’impiegata che prepara gli stipendi.
A seguito di acquisizione degli atti risulta deliberato e firmato in data 15 giugno appena trascorso, invece, il pagamento delle prestazioni effettuate dagli operatori dell’elisoccorso.
Inoltre, nonostante ad oggi la struttura risulti essere “pronto soccorso Covid”, il personale è ancora in attesa di percepire l’indennità di rischio (pagata per l’ultima volta nel mese di dicembre) e le premialità legate alla pandemia. Così come sono in attesa degli incentivi aziendali e dello scatto delle fasce di anzianità. Gli infermieri del nosocomio avezzanese, inoltre, devono dividersi tra prestazioni di pronto soccorso e servizi di urgenza del 118, fatto che, in più occasioni, è stato portato all’attenzione degli organi competenti cui è stata inoltrata richiesta di separazione del servizio per preservare la propria incolumità e per garantire l’efficienza del funzionamento della struttura.
Operatori sanitari ancora una volta abbandonati e penalizzati, nonostante il valore professionale ed umano dimostrato, e che, con spirito di sacrificio ed abnegazione continuano ad operare, con turni spesso massacranti, per assicurare il regolare svolgimento del servizio, ricordando che il pronto soccorso di Avezzano copre un bacino di utenza che si aggira intorno alle 140.000 persone.
A cosa è valso, allora, istituire la giornata nazionale dei medici, dei camici bianchi e dell’infermiere se poi i loro diritti fondamentali non vengono assicurati e tutelati da chi di dovere?
La Regione Abruzzo, nella persona dell’assessore alla sanità Nicoletta Verì, ed il direttore generale della Asl1 Ferdinando Romano, alla luce di quanto sopra esposto e a seguito della ferma volontà dei sanitari pronti a diffidare, come intendono intervenire?