Il gruppo Toto getta la spugna. Con una lettera inviata nei giorni scorsi ai ministeri delle Infrastrutture e dell’Economia, come riporta e, di cui Il Sole 24 Ore è entrato in possesso, Strada dei Parchi (Sdp), la società controllata dalla famiglia Toto che ha in concessione l’autostrada A24 (Roma-L’Aquila-Teramo) e A25 (Torano-Pescara), ha chiesto al concedente di avviare le procedure per il recesso e la cessazione anticipata della concessione (ai sensi dell’articolo 11.11 della convenzione stessa).
Nella lettera, Strada dei Parchi, quantifica in 2,4 miliardi l’indennizzo richiesto allo Stato per la risoluzione anticipata del contratto, come previsto dalla concessione la cui scadenza naturale è fissata al 2030. Tale indennizzo è la somma di varie voci, tra cui mancata remunerazione degli investimenti, mancati incrementi tariffari, mancati introiti fino al 2030 e altro.
Dunque, la minaccia di rinunciare alla concessione, più volta evocata in questi mesi dai vertici dell’azienda, è infine diventata realtà. Una decisione clamorosa, maturata dopo la bocciatura (da parte del Cipess) dell’ennesimo Piano economico e finanziario (Pef) – questa volta predisposto unilateralmente dal commissario ad acta Sergio Fiorentino – cioè lo strumento per mettere in sicurezza i 280 chilometri di autostrada dal rischio terremoti e adeguare l’infrastruttura, che collega il Tirreno all’Adriatico, alle nuove normative europee e nazionali.
Perchè la famiglia Toto, a capo di un gruppo da 1.700 dipendenti, è arrivata a fare una scelta che non ha precedenti nel mondo delle concessioni? Richiesti di un commento, gli esponenti del gruppo si trincerano dietro un invalicabile no comment. Sembra però evidente che alla fine di un lunghissimo tira e molla, Sdp e il suo azionista abbiano preso atto che dopo che era stato imposto ai Benetton di uscire da Aspi, nel mondo politico e di governo si sia consolidata l’idea di rinazionalizzare le infrastrutture autostradali, anche a costo di cambiare le regole in corsa. Ed evidentemente hanno capito che i prossimi avrebbero potuto essere loro. Considerato che ormai resta privato solo il 20% della rete autostradale italiana, prevalentemente i chilometri facenti capo a Gavio e Dogliani.
D’altra parte, sono trascorsi quasi 13 anni dal terribile terremoto che travolse L’Aquila e l’Abruzzo e 10 anni da quando è stata approvata la legge (la numero 228/2012) che impone obblighi e criteri per la messa in sicurezza antisistemica delle autostrade, ma a tutt’oggi il tema della riqualificazione di quelle arterie, definite strategiche dalla Protezione Civile, non è stato risolto. E questo dipende dal fatto che ritarda da anni il nuovo Pef, il solo strumento attraverso il quale possono essere realizzati tutti gli interventi necessari alla modernizzazione dell’autostrada e quindi alla sua completa e definitiva messa in sicurezza.
Fin qui l’infrastruttura ha tenuto, anche grazie a interventi di carattere straordinario realizzati dal concessionario nonostante non fossero di sua competenza – a fronte di 28 milioni annui che la concessionaria deve spendere, Sdp nel 2020 ne ha spesi 64 e 83 nel 2021, mentre nel 2022 sono stati messi a budget 103 milioni – ma resta troppo alto il rischio che possa succedere qualcosa di più tragico di quanto già non accade quasi quotidianamente, con l’attraversamento delle corsie da parte di animali (cervi, orsi, lupi) che popolano i parchi nazionali e regionali che lambiscono il percorso di A24-A25.
Sdp è divenuta concessionaria nel 2000, per mezzo di una gara europea a evidenza pubblica, una tra le prime, e tra le poche, a essere stata affidata nel rispetto della normativa comunitaria. Il Pef iniziale di Sdp è scaduto dal 2013. Da allora, si sono succeduti diversi governi e molti ministri, il Consiglio di Stato ha persino commissariato il ministero delle Infrastrutture, ma fin qui il nuovo Pef non è stato approvato e gli interventi strutturali non sono stati realizzati.
E, sul piano finanziario, non sono impegni da poco. Secondo quanto deciso dall’altro Commissario straordinario Maurizio Gentile (su A24-A25 ce ne sono ben tre!), tali interventi richiderebbero 6,5 miliardi di investimenti, di cui 5,1 da spendere immediatamente. L’ultima proposta di Pef avanzata da Sdp (giugno 2021) prevedeva l’apporto in autofinanziamento da parte di Sdp di 2,1 miliardi e aumenti tariffari di poco superiori all’inflazione, ma non è stata neppure discussa.
Quanto alle tariffe, i cui aumenti preoccupano utenza e amministratori locali, Sdp ha sospeso a proprie spese per sei mesi, dal 1° gennaio 2022, il rincaro del 34,75% che avrebbe dovuto applicare.
Il problema è che con il blocco dei pedaggi, l’esplosione dei costi di manutenzione e gli oneri Covid non rimborsati, la società dei Toto ha maturato un credito nei confronti del ministero delle Infrastrutture che ha già superato i 300 milioni e si stima arrivi a fine anno a 430 milioni. Con ciò compromettendo l’equilibrio economico-finanziario della concessione. Forse è per questo che i Toto hanno deciso di riconsegnare allo Stato le chiavi della concessione.
Fonte: Il sole 24ore