La Corte costituzionale reputa discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio l’automatica attribuzione del solo cognome del padre. Stabilisce, dunque, che sia reso possibile assumere il cognome di entrambi i genitori, salvo diverso accordo.
Un passo avanti verso l’epilogo di un dibattito risalente nel tempo e influenzato anche dalle sollecitazioni delle Corti europee e dalle nuove spinte culturali, che premono per una migliore attuazione del principio d’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi.
È vero che l’automatismo nell’assegnazione del cognome affonda le radici in un quadro culturale di stampo patriarcale, che non trova più riscontro in un quadro sociale mutato e caratterizzato da paradigmi familiari nuovi.
Meritocrazia Italia auspica, però, che l’innovativa decisione rappresenti soltanto il primo importante tassello di un’opera complessa di Rivoluzione culturale, il principio della serie di riforme attese da tempo per la definitiva rimozione degli ostacoli alla parità di genere (anche, ma non solo) in ambito familiare e al riconoscimento della dignità della donna.
Per altro verso, si chiedono interventi normativi adeguati, chiari e inequivoci, in attuazione della decisione, per evitare che una misura pensata per garantire equità si risolva in una causa frequente e ulteriore di litigiosità, a danno della serenità familiare e del sistema giudiziario.
La trasformazione sociale passi, insomma, per una chiara progettualità.
Non ci si fermi a conquiste di forma, ma si lavori per la diffusione di una nuova cultura della coesione sociale e per l’acquisizione di maggiore consapevolezza, del valore dell’unità familiare, del prioritario interesse dei figli e della pari dignità e responsabilità dei genitori.