È firmato il nuovo Accordo Collettivo Nazionale della medicina generale, di rivisitazione della disciplina della medicina territoriale, in sostituzione dell’impianto del 2005 (già più volte ritoccato).
Si punta su ‘ruolo unico’ e ‘lavoro di squadra’ per gettare le basi di una assistenza territoriale più efficace e capace di rispondere ai bisogni di una popolazione sempre più anziana, fragile e affetta da patologie croniche, e alle tante complessità assistenziali del presente e del futuro.
Si supera la distinzione tra medici di assistenza primaria (i medici di famiglia che i cittadini scelgono come medico curante) e medici di continuità assistenziale (ex guardia medica). Questo dovrebbe rendere più agile l’organizzazione della presa in carico del paziente durante tutte le ore del giorno e della notte.
Inoltre, le embrionali forme associative (di gruppo e di rete) introdotte nel 2005 sono superate dalla adozione delle AFT (forme associative monoprofessionali) e delle UCCP (forme associative multiprofessionali), che dovrebbero assicurare a tutti i cittadini l’accesso ai livelli essenziali di assistenza, operare h24 e garantire ricette dematerializzate e istituzione ed aggiornamento del fascicolo sanitario elettronico.
Da sempre Meritocrazia Italia sollecita attenzione per una ragionata e ragionevole ristrutturazione della medicina territoriale e oggi torna a insistere sulla necessità di istituire c.dd. microteam utili a rendere capillare l’assistenza e non penalizzare gli abitanti dei piccoli centri (aree rurali e scarsamente popolate).
Mostra preoccupazione, tuttavia, per l’apertura, sottesa al nuovo accordo, rispetto all’attribuzione di maggiore potere decisionale a livello regionale e addirittura a livello aziendale. Il rischio è che si assista a un ulteriore passo verso lo sgretolamento del Servizio Sanitario e il proliferare di Sistemi Sanitari Regionali e sub regionali diversificati, con il noto effetto di illegittima discriminazione dei cittadini in base alla asl di residenza.