SAN VINCENZO VALLE ROVETO – Come ogni anno, il 17 marzo, giorno nel quale ricorre la nascita al Cielo della mistica stigmatizzata morta a San Vincenzo Valle Roveto nel 1959, sono state molte le manifestazioni di devozione a Mea Carnevale, prova di una presenza viva, discreta, che si sostanzia di preghiera silenziosa.
A quanti abbiano occasione di visitare la sua tomba, nel cimitero del paese, non potrà sfuggire l’evidente devozione che la comunità ha per questa anima eletta, alla quale quotidianamente vengono lasciati sulla tomba omaggi floreali, oggetti ex voto, ceri e corone del rosario, evidente attestazione di affidamento all’intercessione della stigmatizzata, per ottenere dal Signore grazie e favori.
Nel giorno a Mea dedicato, e come da anni fa ogni 17 del mese, il Parroco, Don Domenico Buffone, ha organizzato un’intera giornata di preghiera, che è iniziata alle ore 16.00 con Esposizione e l’Adorazione Eucaristica, è proseguita con la Celebrazione della Santa Messa alle ore 17.00 e che si è conclusa con una veglia di preghiera per la stigmatizzata, che ha avuto inizio alle ore 20.30.
Don Domenico Buffone, Parroco di San Vincenzo Valle Roveto ci ha ricordato ciò che Papa Francesco ci ha donato nell’ Esortazione Apostolica “Gaudete et exsultate”, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo dove afferma :”Non pensiamo solo a quelli già beatificati o canonizzati. Lo Spirito Santo riversa santità dappertutto nel santo popolo fedele di Dio, perché «Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità»”, e continua con la bella espressione della “santità della porta accanto” e come Comunità parrocchiale continuiamo ad interrogarci sul perché il Signore abbia permesso che Mea Carnevale nascesse e vivesse tra di noi. Non si è affatto spenta in questi anni la sua testimonianza, basta dire che ogni giorno c’è un continuo pellegrinaggio silenzioso e pregnante di preghiera alla sua tomba nel nostro Camposanto e non solo di noi residenti, ma di un “popolo” che arriva da ogni dove con fiori, rosari, bigliettini, richieste di grazie. Mea continua, come ha fatto in vita, a mostrare il suo “sorriso benevolo e disposto all’ascolto: l’unica risposta è quella dell’invito alla preghiera e alla conversione. Chi, avvicinandola, cerca stupore, meraviglia, prodigio, sperimenta, al contrario, semplicità evangelica, purezza, candore, fermezza nell’affermare adesione alla volontà del Signore.
Una partecipazione sentita e composta anche a un momento di preghiera spontanea, nel quale alcuni fedeli si sono ritrovati a recitare il Santo Rosario davanti alla tomba di Mea Carnevale, confidando che la mistica che fu colpita da strane inspiegabili malattie, nel 1953 fu addirittura operata allo stomaco, che fu, poi, trovato sanissimo; che visse tra sofferenze e accuse di isterismo mosse dagli increduli, dai consacrati e da quanti anche nella Diocesi la credevano pazza, che sopportò la Croce quale strumento di sofferenza e di espiazione dei peccati, sia presto innalzata alla gloria degli altari.