Sono 4.788, nella provincia di Chieti, le imprese in prima linea per impatto della guerra Russia-Ucraina, per un totale di 26.248 addetti. In termini percentuali i due valori sono pari al 18,4% delle imprese complessive e al 26,5% dell’occupazione dell’intero sistema imprenditoriale provinciale. Si tratta della provincia abruzzese con i numeri più alti. Per quanto riguarda l’Aquilano, sono 3.911 le imprese esposte, pari al 18,5% delle imprese complessive, per un totale di 13.383 addetti (24,3% del totale). E’ quanto emerge da un’analisi condotta da Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila su dati della Confederazione nazionale.
I dati si riferiscono alle imprese nei settori più esposti all’escalation dei prezzi dell’energia, alla carenza di materie prime provenienti dai Paesi del teatro di guerra, al caro-carburanti e alle aziende attive nei territori con un peso della spesa dei turisti provenienti dalla Russia e delle vendite in Russia e Ucraina di macchinari e prodotti della moda.
Del totale delle imprese del Chietino colpite dagli effetti della guerra, 4.735, cioè il 98,9%, sono micro e piccole imprese (Mpi), ovvero quelle fino a 49 dipendenti, per un totale di 16.047 addetti. Nell’Aquilano sono 3.889 le Mpi in prima linea per impatto della guerra, pari al 99,4% di quelle complessivamente esposte, per un totale di 11.510 addetti, dato che colloca la provincia al 17/esimo posto tra i territori più colpiti d’Italia.
Per quanto riguarda i settori, in entrambe le province ad essere maggiormente colpito è il comparto delle costruzioni: 2.915 le aziende esposte nel Chietino e 2.821 quelle nell’Aquilano. Seguono nella provincia di Chieti le industrie alimentari (588 imprese) e in quella dell’Aquila il trasporto e magazzinaggio (376 imprese). Complessivamente, i problemi principali riguardano la carenza di materie prime provenienti da Ucraina e Russia (4.014 imprese nel Chietino e 3.396 nell’Aquilano).
Tra i primi effetti della delicatissima situazione in atto, oltre alla carenza di materie prime, vi sono sono l’aumento dei costi dell’energia, che raggiungono il +360% al Kilowattora rispetto allo scorso anno, e del gasolio, che registra il +46%.
“Le imprese sono al collasso – afferma il direttore generale di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila, Daniele Giangiulli – perché non si aspettavano questo ulteriore aumento di costi fissi in tema di energia e di gas. Registriamo i primi casi di autotrasportatori che hanno bloccato i propri mezzi, perché conviene fermarsi piuttosto che lavorare in perdita. Non a caso le federazioni aderenti a Unatras (l’unione dell’autotrasporto che raccoglie le sigle di settore, tra cui Confartigianato) hanno annunciato il fermo nazionale dell’autotrasporto dal 4 aprile. Il momento è difficilissimo. Al caro carburante, all’aumento dei costi in bolletta, alla difficoltà nel reperimento e all’aumento dei costi delle materie prime, agli effetti sulla nostra economia delle sanzioni imposte alla Russia si aggiunge un elemento estremamente preoccupante: sta venendo meno quel clima di fiducia che, tra mille fatiche, gli imprenditori erano riusciti a recuperare, dopo due anni di pandemia in cui hanno fatto il possibile per reggere l’onda d’urto della crisi”.