L’AQUILA – Si riporta il comunicato stampa di Roberto Di Stefano, Segretario generale del Nuovo sindacato dei Carabinieri sulla visita del generale Mezzavilla in provincia dell’Aquila.
Carabinieri pigri e senza la giusta aggressività nella repressione. Questa è l’analisi del generale Mezzavilla, comandante interregionale dei Carabinieri (regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise e Puglia), in visita al Comando Provinciale di L’Aquila, giovedì 10 marzo, nel silenzio di chi è responsabile dei Carabinieri che impiegano le loro Vite professionali a disposizione delle Comunità Aquilane.
Si parla di una semplice analisi di numeri, prendendo solo alcuni che sono serviti per sfiorare atteggiamenti offensivi per la dignità e la professionalità di tutti quei Carabinieri che operano per permettere a tutti i Cittadini della provincia di vivere in una oasi di manifesta tranquillità.
Il Generale, che ha affermato di voler solo essere criticamente costruttivo, ha insistito, parlando di numeri bassissimi nello strumento della repressione, non tenendo in minima considerazione le deficienze organiche (giudicandole non influenti sotto il profilo della operatività), né l’impegno giornaliero di decine di unità, sottratte al normale impiego nei loro rispettivi territori proprio per aumentare la Prevenzione su superfici più allargate, in una situazione orografica che vede numerose frazioni e una estesa territorialità, oltre ai numeri impiegati quotidianamente per i controlli di ordine pubblico, anche in relazione alle esigenze covid.
Cosa più importante non ha tenuto conto di un aspetto importante che è quello che potrebbe coincidere con una elevata e positiva capacità preventiva (missione primaria dei Carabinieri, oltre a quella della vicinanza alle Comunità Italiane) insieme a quello sociale ancora più probabile circa la spiccata onestà degli Aquilani, che eviterebbe l’essere aggressivi in una cosiddetta necessaria “azione repressiva”.
Duole anche che non si sia ricordato delle recenti operazioni dei comandi investigativi, rispetto alle pochissime unità impiegate, che sacrificano se stesse in uno sforzo che va oltre l’ordinario.
Chiaramente, alla fine del discorso, parole di ringraziamento per lo strumento della rappresentanza militate, così vicina agli stati maggiori. Mi auguro che quei due colleghi presenti, magari anche dirigenti sindacali, abbiano compreso il grave discorso e le strane tesi del generale e intervengano nelle due vesti.
Non si può stare in silenzio.
Capisco benissimo un generale di corpo d’armata, da almeno un decennio lontano dalla realtà. Non capisco il silenzio di quelli che secondo le tesi attuali del Comando Generale dovrebbero essere i soli rappresentanti dei Carabinieri, come il silenzio di altri che hanno la responsabilità di Colleghi che si impegnano quotidianamente, oggi definiti superficialmente “pigri”.
Generale, non è pigrizia, potrebbe invece essere, questo si, una sensazione di demotivazione e di disagio alimentati e giustificati anche da discorsi come quello ascoltato oggi. Nulla di personale, lei oggi ha detto di essere voce del vertice dell’Arma, io le scrivo da chi rappresenta come dirigente del Nuovo Sindacato Carabinieri, in maniera terza come un sindacato deve essere, diverse migliaia di Colleghi (anche quelli che, siccome schierati, non hanno accettato le sue parole e hanno deciso di non fare osservazioni che il suo discorso hanno provocato, in perfetto “stile militare”).
Torni a trovarci Generale, le faremo trovare, come sempre, la giusta ospitalità; le assicuro che comprendiamo che i numeri decantati dovevano forse tenere conto di tutti gli aspetti e analizzati nella loro totalità. Succede…
Torni, i Carabinieri di questa provincia sono “Forti e Gentili”, perché vivendo con gli Aquilani abbiamo felicemente sposato la loro Natura. Pensi che l’Arma dei Carabinieri ha ricevuto da L’Aquila la Cittadinanza onoraria, proprio per la nostra capacità di essere vicini e per la nostra dedizione al popolo Aquilano.