Forse si tratta di tecnicismi parlamentari. Ma la battaglia svoltasi oggi in Commissione Affari Sociali, dove i deputati stanno lavorando al decreto Covid che ha introdotto l’obbligo vaccinale, ha grandi valenze politiche.
Un gioco degli scacchi interno alla maggioranza, che rischia di travolgere il governo e riaccendere l’ira funesta del Pelide Draghi. Il risultato comunque, per ora non cambia la vita degli italiani: i deputati hanno respinto l’emendamento della Lega che puntava a far cessare il green pass insieme allo stato di emergenza.
A fine mattinata la maggioranza chiede la sospensione della seduta per evitare una spaccatura delle forze che sostengono Draghi. Da una parte c’è la Lega, che ha presentato l’emendamento e non intende ritirarlo. Dall’altra Pd, Leu, Italia Viva, Coraggio Italia e Movimento Cinque Stelle. Forza Italia annuncia l’astensione, dicendosi d’accordo con il Carroccio ma cercando di tenere insieme i cocci della maggioranza. “Siamo al lavoro per un piano graduale di dismissione del green pass”, fa sapere Berlusconi in una nota nel primo pomeriggio. Forse un modo per riportare a più miti consigli Salvini ed evitare la spaccatura. Ma non basta: la Lega decide di non ritirare l’emendamento e di andare alla conta. Facendo scoppiare un pandemonio.
Per Pd, Italia Viva e M5S i timori erano che una nutrita fetta di deputati pentestellati potessero votare a favore dell’emendamento leghista. Ma alcuni esponenti del M5S hanno provato a far ragionare i loro colleghi, e a quanto pare ci sono riusciti. Con 22 voti contrari, 13 a favore e 5 astenuti il sub emendamento leghista è stato bocciato. Il green pass resta, per ora anche dopo il 31 marzo. Ma adesso Draghi ha un nuovo problema: la tenuta della sua maggioranza che traballa.