L’AQUILA – In una nota stampa, il consigliere regionale del Partito Democratico, Pierpaolo Pietrucci, raccoglie l’appello del segretario della CGIL dell’Aquila ponendo una riflessione sulla precarietà occupazionale che assilla da tempo il mondo del lavoro e non riguarda più solo settori ad alta “stagionalità” che applicano i contratti a termine solo nei periodi di maggiore intensità lavorativa. Ormai la logica ha pervaso ogni ambito produttivo e occupazionale.
Scrive Pietrucci, “L’Istat a fine 2021 ha descritto i contratti a termine: uno su tre non supera il mese; due su tre non superano i 6 mesi; meno di 1 su 100 supera l’anno di durata. Un enorme aumento dei contratti di brevissima durata con situazioni assurde: nel settore dell’informazione e comunicazione (comprese le attività editoriali, cinematografiche e televisive) le assunzioni di un solo giorno rappresentano il 63,5% del totale; quelle da due a sette giorni sono il 20%. Insomma, alla ripresa economica anche vivace, dopo la brusca frenata della pandemia, corrisponde una crescita del lavoro precario. Come ha ricordato ieri Bersani, prima del Covid e del PNRR “l’Europa ci fotografava al 13% di precarietà. Oggi in Italia si viaggia al 70%.”
E poi la pandemia ha colpito i salari, in Italia più che nel resto d’Europa: la Fondazione Di Vittorio denuncia che – tra il 2019 e il 2020 – la massa salariale nell’Eurozona è calata del -2,4% e in Italia del -7,2%.
Quando la pandemia ha fatto esplodere la fragilità del mondo, mettendo a rischio la salute di miliardi di persone, l’economia planetaria, l’equilibrio ambientale, la possibilità di lavorare, studiare, muoversi, viaggiare, divertirci e il lockdown ci ha sfidato a ripensare il nostro modello di vita e di sviluppo, tutti dicemmo che ne saremmo dovuti uscire migliori.
E invece, a partire dalla prima emergenza, cioè dal diritto alla salute, vediamo che gli immensi investimenti fatti non hanno corretto la rotta: e nella sanità continuano – anzi aumentano – gli squilibri e le fragilità.
La CGIL dell’Aquila ricorda con tanti esempi la continua esternalizzazione di attività e servizi che costringono lavoratrici e lavoratori in condizioni di fragilità e precarietà. Parliamo di uomini e donne che forse più di tanti altri sono stati in prima linea, hanno accettato turni massacranti, hanno rischiato la vita per garantire la nostra salute. A loro dobbiamo una svolta: stabilizzare il lavoro per restituire dignità e certezza a chi lavora, qualità ed efficienza ai servizi offerti, rispetto e risposte tempestive ai bisogni dei cittadini.
Sulla scia della legge regionale che proposi per applicare la “clausola sociale” in occasione dei cambi di appalto tra diverse società, lavorerò con tutti i colleghi disponibili affinché i servizi essenziali siano reinternalizzati e i lavoratori tornino all’interno del circuito lavorativo delle ASL o della Regione anche attraverso società in house come già sperimentato positivamente in altre parti d’Italia”.