Il pianto di un ragazzo per la perdita della sua mamma a causa del Covid, la domanda di un bambino, «Perché i miei genitori non si vogliono più bene?», la preoccupazione di un papà che teme di perdere il lavoro, la sofferenza di un malato oncologico che combatte da 23 anni contro un terribile tumore, mi interrogano circa il Natale. Mi chiedo se sarà Natale anche per loro. E come potranno accogliere l’augurio di «Buon Natale». Mi domando se gli auguri di Natale favoriranno in loro rabbia, tenerezza oppure disprezzo. Il Natale non è una bella favola, è un mistero nel quale entrare. Penso a questi miei amici, alle persone che soffrono e mi chiedo: «Perché Dio si è fatto uomo? Che cosa lo ha spinto a spogliarsi di se stesso e ad assumere la condizione umana? E questa sua scelta può davvero portare un beneficio a tutti gli uomini, anche a coloro che sono segnati dal dolore?».
Porsi domande un tempo era sinonimo di poca fede. In realtà porsi domande è un modo per stare davanti al Signore con tutta la dignità umana. Anche la Vergine Maria dinanzi alle parole dell’angelo Gabriele: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù», pone una domanda: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Per tanto tempo la teologia ha risposto dicendo che Dio si è fatto uomo per salvarci, per redimerci dal peccato. Ritengo che si debba andare oltre. Cristo è venuto in questo mondo non semplicemente per portare il perdono, bensì per portare se stesso. A Dio in realtà interessa la nostra vita, più che il nostro peccato. «Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza». Più Vangelo entra nella mia vita e più vivo. Il Natale è un atto di amore da parte di Dio per l’uomo. Non è un appello alla buona volontà degli uomini bensì la suprema epifania dell’amore di Dio. Sin da piccoli ci hanno detto di essere più buoni a Natale, facendoci credere che il Natale sia la festa della buona volontà degli uomini. In realtà è la festa della buona volontà di Dio. Ci sono due modi per manifestare l’amore. Il primo modo consiste nel fare doni alla persona amata. Avviene così anche nell’esperienza umana: quando sboccia un amore tra due creature il primo bisogno è quello di farsi doni e regali per assicurare all’altro il proprio affetto. Dio ci ha amati così nel momento della creazione. La creazione è tutta un dono: fiori, aria, sole, luna e stelle.
Ma c’è un secondo modo per manifestare il proprio amore ed è quello di stare con la persona che ami, condividendo gioie e dolori. È questo l’amore con cui Dio ci ha amati nella sua incarnazione. Per mostrare che ci ama di un amore senza limiti, Dio si è inventato il proprio annientamento. Non si è accontentato di un amore di beneficenza ma ci ha amati con un amore di totale condivisione.
È soprattutto attraverso la presenza che si rende visibile l’amore. In questo tempo di pandemia abbiamo imparato che le relazioni virtuali non sono la stessa cosa delle relazioni in presenza. Nei giorni più bui ci sono mancati gli incontri e gli abbracci con le persone care perché un abbraccio ha una potenza espressiva indescrivibile. Un abbraccio ti fa sentire vivo, sostenuto. Il Natale è l’abbraccio di Dio all’umanità intera, soprattutto a coloro che vivono nel dolore. Dio viene a trovarci laddove noi siamo e nella condizione che viviamo. Lascia il “calduccio” dei cieli per condividere le nostre fatiche, i nostri lutti, le nostre sofferenze. Ecco perché il Natale riaccende una luce. Non siamo più soli e in questo non essere più soli ritroviamo il coraggio di sperare. Natale è lasciarci trovare e amare da Gesù.
Amato popolo della Marsica sono in questa terra da appena tre mesi e mi hai accolto con grande affetto, non ti sarà pertanto difficile fare spazio a Dio nel tuo cuore. Ma il Natale ci affida anche un compito: cercare e amare gli uomini e le donne del nostro tempo così come siamo stati cercati e amati da Dio. Portiamo ai nostri fratelli, soprattutto se soli e bisognosi, l’abbraccio di Dio. Dio che nasce per amore ci conceda di fare della nostra vita un dono di amore. Solo così sarà Natale per tutti, anche per i miei cari amici. Buon Natale!
Vi abbraccio e vi benedico
+ Giovanni, Vescovo
Il pianto di un ragazzo per la perdita della sua mamma a causa del Covid, la domanda di un bambino, «Perché i miei genitori non si vogliono più bene?», la preoccupazione di un papà che teme di perdere il lavoro, la sofferenza di un malato oncologico che combatte da 23 anni contro un terribile tumore, mi interrogano circa il Natale. Mi chiedo se sarà Natale anche per loro. E come potranno accogliere l’augurio di «Buon Natale». Mi domando se gli auguri di Natale favoriranno in loro rabbia, tenerezza oppure disprezzo. Il Natale non è una bella favola, è un mistero nel quale entrare. Penso a questi miei amici, alle persone che soffrono e mi chiedo: «Perché Dio si è fatto uomo? Che cosa lo ha spinto a spogliarsi di se stesso e ad assumere la condizione umana? E questa sua scelta può davvero portare un beneficio a tutti gli uomini, anche a coloro che sono segnati dal dolore?».
Porsi domande un tempo era sinonimo di poca fede. In realtà porsi domande è un modo per stare davanti al Signore con tutta la dignità umana. Anche la Vergine Maria dinanzi alle parole dell’angelo Gabriele: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù», pone una domanda: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Per tanto tempo la teologia ha risposto dicendo che Dio si è fatto uomo per salvarci, per redimerci dal peccato. Ritengo che si debba andare oltre. Cristo è venuto in questo mondo non semplicemente per portare il perdono, bensì per portare se stesso. A Dio in realtà interessa la nostra vita, più che il nostro peccato. «Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza». Più Vangelo entra nella mia vita e più vivo. Il Natale è un atto di amore da parte di Dio per l’uomo. Non è un appello alla buona volontà degli uomini bensì la suprema epifania dell’amore di Dio. Sin da piccoli ci hanno detto di essere più buoni a Natale, facendoci credere che il Natale sia la festa della buona volontà degli uomini. In realtà è la festa della buona volontà di Dio. Ci sono due modi per manifestare l’amore. Il primo modo consiste nel fare doni alla persona amata. Avviene così anche nell’esperienza umana: quando sboccia un amore tra due creature il primo bisogno è quello di farsi doni e regali per assicurare all’altro il proprio affetto. Dio ci ha amati così nel momento della creazione. La creazione è tutta un dono: fiori, aria, sole, luna e stelle.
Ma c’è un secondo modo per manifestare il proprio amore ed è quello di stare con la persona che ami, condividendo gioie e dolori. È questo l’amore con cui Dio ci ha amati nella sua incarnazione. Per mostrare che ci ama di un amore senza limiti, Dio si è inventato il proprio annientamento. Non si è accontentato di un amore di beneficenza ma ci ha amati con un amore di totale condivisione.
È soprattutto attraverso la presenza che si rende visibile l’amore. In questo tempo di pandemia abbiamo imparato che le relazioni virtuali non sono la stessa cosa delle relazioni in presenza. Nei giorni più bui ci sono mancati gli incontri e gli abbracci con le persone care perché un abbraccio ha una potenza espressiva indescrivibile. Un abbraccio ti fa sentire vivo, sostenuto. Il Natale è l’abbraccio di Dio all’umanità intera, soprattutto a coloro che vivono nel dolore. Dio viene a trovarci laddove noi siamo e nella condizione che viviamo. Lascia il “calduccio” dei cieli per condividere le nostre fatiche, i nostri lutti, le nostre sofferenze. Ecco perché il Natale riaccende una luce. Non siamo più soli e in questo non essere più soli ritroviamo il coraggio di sperare. Natale è lasciarci trovare e amare da Gesù.
Amato popolo della Marsica sono in questa terra da appena tre mesi e mi hai accolto con grande affetto, non ti sarà pertanto difficile fare spazio a Dio nel tuo cuore. Ma il Natale ci affida anche un compito: cercare e amare gli uomini e le donne del nostro tempo così come siamo stati cercati e amati da Dio. Portiamo ai nostri fratelli, soprattutto se soli e bisognosi, l’abbraccio di Dio. Dio che nasce per amore ci conceda di fare della nostra vita un dono di amore. Solo così sarà Natale per tutti, anche per i miei cari amici. Buon Natale!
Vi abbraccio e vi benedico
+ Giovanni, Vescovo
Il pianto di un ragazzo per la perdita della sua mamma a causa del Covid, la domanda di un bambino, «Perché i miei genitori non si vogliono più bene?», la preoccupazione di un papà che teme di perdere il lavoro, la sofferenza di un malato oncologico che combatte da 23 anni contro un terribile tumore, mi interrogano circa il Natale. Mi chiedo se sarà Natale anche per loro. E come potranno accogliere l’augurio di «Buon Natale». Mi domando se gli auguri di Natale favoriranno in loro rabbia, tenerezza oppure disprezzo. Il Natale non è una bella favola, è un mistero nel quale entrare. Penso a questi miei amici, alle persone che soffrono e mi chiedo: «Perché Dio si è fatto uomo? Che cosa lo ha spinto a spogliarsi di se stesso e ad assumere la condizione umana? E questa sua scelta può davvero portare un beneficio a tutti gli uomini, anche a coloro che sono segnati dal dolore?».
Porsi domande un tempo era sinonimo di poca fede. In realtà porsi domande è un modo per stare davanti al Signore con tutta la dignità umana. Anche la Vergine Maria dinanzi alle parole dell’angelo Gabriele: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù», pone una domanda: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Per tanto tempo la teologia ha risposto dicendo che Dio si è fatto uomo per salvarci, per redimerci dal peccato. Ritengo che si debba andare oltre. Cristo è venuto in questo mondo non semplicemente per portare il perdono, bensì per portare se stesso. A Dio in realtà interessa la nostra vita, più che il nostro peccato. «Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza». Più Vangelo entra nella mia vita e più vivo. Il Natale è un atto di amore da parte di Dio per l’uomo. Non è un appello alla buona volontà degli uomini bensì la suprema epifania dell’amore di Dio. Sin da piccoli ci hanno detto di essere più buoni a Natale, facendoci credere che il Natale sia la festa della buona volontà degli uomini. In realtà è la festa della buona volontà di Dio. Ci sono due modi per manifestare l’amore. Il primo modo consiste nel fare doni alla persona amata. Avviene così anche nell’esperienza umana: quando sboccia un amore tra due creature il primo bisogno è quello di farsi doni e regali per assicurare all’altro il proprio affetto. Dio ci ha amati così nel momento della creazione. La creazione è tutta un dono: fiori, aria, sole, luna e stelle.
Ma c’è un secondo modo per manifestare il proprio amore ed è quello di stare con la persona che ami, condividendo gioie e dolori. È questo l’amore con cui Dio ci ha amati nella sua incarnazione. Per mostrare che ci ama di un amore senza limiti, Dio si è inventato il proprio annientamento. Non si è accontentato di un amore di beneficenza ma ci ha amati con un amore di totale condivisione.
È soprattutto attraverso la presenza che si rende visibile l’amore. In questo tempo di pandemia abbiamo imparato che le relazioni virtuali non sono la stessa cosa delle relazioni in presenza. Nei giorni più bui ci sono mancati gli incontri e gli abbracci con le persone care perché un abbraccio ha una potenza espressiva indescrivibile. Un abbraccio ti fa sentire vivo, sostenuto. Il Natale è l’abbraccio di Dio all’umanità intera, soprattutto a coloro che vivono nel dolore. Dio viene a trovarci laddove noi siamo e nella condizione che viviamo. Lascia il “calduccio” dei cieli per condividere le nostre fatiche, i nostri lutti, le nostre sofferenze. Ecco perché il Natale riaccende una luce. Non siamo più soli e in questo non essere più soli ritroviamo il coraggio di sperare. Natale è lasciarci trovare e amare da Gesù.
Amato popolo della Marsica sono in questa terra da appena tre mesi e mi hai accolto con grande affetto, non ti sarà pertanto difficile fare spazio a Dio nel tuo cuore. Ma il Natale ci affida anche un compito: cercare e amare gli uomini e le donne del nostro tempo così come siamo stati cercati e amati da Dio. Portiamo ai nostri fratelli, soprattutto se soli e bisognosi, l’abbraccio di Dio. Dio che nasce per amore ci conceda di fare della nostra vita un dono di amore. Solo così sarà Natale per tutti, anche per i miei cari amici. Buon Natale!
Vi abbraccio e vi benedico
+ Giovanni, Vescovo
Il pianto di un ragazzo per la perdita della sua mamma a causa del Covid, la domanda di un bambino, «Perché i miei genitori non si vogliono più bene?», la preoccupazione di un papà che teme di perdere il lavoro, la sofferenza di un malato oncologico che combatte da 23 anni contro un terribile tumore, mi interrogano circa il Natale. Mi chiedo se sarà Natale anche per loro. E come potranno accogliere l’augurio di «Buon Natale». Mi domando se gli auguri di Natale favoriranno in loro rabbia, tenerezza oppure disprezzo. Il Natale non è una bella favola, è un mistero nel quale entrare. Penso a questi miei amici, alle persone che soffrono e mi chiedo: «Perché Dio si è fatto uomo? Che cosa lo ha spinto a spogliarsi di se stesso e ad assumere la condizione umana? E questa sua scelta può davvero portare un beneficio a tutti gli uomini, anche a coloro che sono segnati dal dolore?».
Porsi domande un tempo era sinonimo di poca fede. In realtà porsi domande è un modo per stare davanti al Signore con tutta la dignità umana. Anche la Vergine Maria dinanzi alle parole dell’angelo Gabriele: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù», pone una domanda: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Per tanto tempo la teologia ha risposto dicendo che Dio si è fatto uomo per salvarci, per redimerci dal peccato. Ritengo che si debba andare oltre. Cristo è venuto in questo mondo non semplicemente per portare il perdono, bensì per portare se stesso. A Dio in realtà interessa la nostra vita, più che il nostro peccato. «Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza». Più Vangelo entra nella mia vita e più vivo. Il Natale è un atto di amore da parte di Dio per l’uomo. Non è un appello alla buona volontà degli uomini bensì la suprema epifania dell’amore di Dio. Sin da piccoli ci hanno detto di essere più buoni a Natale, facendoci credere che il Natale sia la festa della buona volontà degli uomini. In realtà è la festa della buona volontà di Dio. Ci sono due modi per manifestare l’amore. Il primo modo consiste nel fare doni alla persona amata. Avviene così anche nell’esperienza umana: quando sboccia un amore tra due creature il primo bisogno è quello di farsi doni e regali per assicurare all’altro il proprio affetto. Dio ci ha amati così nel momento della creazione. La creazione è tutta un dono: fiori, aria, sole, luna e stelle.
Ma c’è un secondo modo per manifestare il proprio amore ed è quello di stare con la persona che ami, condividendo gioie e dolori. È questo l’amore con cui Dio ci ha amati nella sua incarnazione. Per mostrare che ci ama di un amore senza limiti, Dio si è inventato il proprio annientamento. Non si è accontentato di un amore di beneficenza ma ci ha amati con un amore di totale condivisione.
È soprattutto attraverso la presenza che si rende visibile l’amore. In questo tempo di pandemia abbiamo imparato che le relazioni virtuali non sono la stessa cosa delle relazioni in presenza. Nei giorni più bui ci sono mancati gli incontri e gli abbracci con le persone care perché un abbraccio ha una potenza espressiva indescrivibile. Un abbraccio ti fa sentire vivo, sostenuto. Il Natale è l’abbraccio di Dio all’umanità intera, soprattutto a coloro che vivono nel dolore. Dio viene a trovarci laddove noi siamo e nella condizione che viviamo. Lascia il “calduccio” dei cieli per condividere le nostre fatiche, i nostri lutti, le nostre sofferenze. Ecco perché il Natale riaccende una luce. Non siamo più soli e in questo non essere più soli ritroviamo il coraggio di sperare. Natale è lasciarci trovare e amare da Gesù.
Amato popolo della Marsica sono in questa terra da appena tre mesi e mi hai accolto con grande affetto, non ti sarà pertanto difficile fare spazio a Dio nel tuo cuore. Ma il Natale ci affida anche un compito: cercare e amare gli uomini e le donne del nostro tempo così come siamo stati cercati e amati da Dio. Portiamo ai nostri fratelli, soprattutto se soli e bisognosi, l’abbraccio di Dio. Dio che nasce per amore ci conceda di fare della nostra vita un dono di amore. Solo così sarà Natale per tutti, anche per i miei cari amici. Buon Natale!
Vi abbraccio e vi benedico
+ Giovanni, Vescovo
Il pianto di un ragazzo per la perdita della sua mamma a causa del Covid, la domanda di un bambino, «Perché i miei genitori non si vogliono più bene?», la preoccupazione di un papà che teme di perdere il lavoro, la sofferenza di un malato oncologico che combatte da 23 anni contro un terribile tumore, mi interrogano circa il Natale. Mi chiedo se sarà Natale anche per loro. E come potranno accogliere l’augurio di «Buon Natale». Mi domando se gli auguri di Natale favoriranno in loro rabbia, tenerezza oppure disprezzo. Il Natale non è una bella favola, è un mistero nel quale entrare. Penso a questi miei amici, alle persone che soffrono e mi chiedo: «Perché Dio si è fatto uomo? Che cosa lo ha spinto a spogliarsi di se stesso e ad assumere la condizione umana? E questa sua scelta può davvero portare un beneficio a tutti gli uomini, anche a coloro che sono segnati dal dolore?».
Porsi domande un tempo era sinonimo di poca fede. In realtà porsi domande è un modo per stare davanti al Signore con tutta la dignità umana. Anche la Vergine Maria dinanzi alle parole dell’angelo Gabriele: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù», pone una domanda: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Per tanto tempo la teologia ha risposto dicendo che Dio si è fatto uomo per salvarci, per redimerci dal peccato. Ritengo che si debba andare oltre. Cristo è venuto in questo mondo non semplicemente per portare il perdono, bensì per portare se stesso. A Dio in realtà interessa la nostra vita, più che il nostro peccato. «Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza». Più Vangelo entra nella mia vita e più vivo. Il Natale è un atto di amore da parte di Dio per l’uomo. Non è un appello alla buona volontà degli uomini bensì la suprema epifania dell’amore di Dio. Sin da piccoli ci hanno detto di essere più buoni a Natale, facendoci credere che il Natale sia la festa della buona volontà degli uomini. In realtà è la festa della buona volontà di Dio. Ci sono due modi per manifestare l’amore. Il primo modo consiste nel fare doni alla persona amata. Avviene così anche nell’esperienza umana: quando sboccia un amore tra due creature il primo bisogno è quello di farsi doni e regali per assicurare all’altro il proprio affetto. Dio ci ha amati così nel momento della creazione. La creazione è tutta un dono: fiori, aria, sole, luna e stelle.
Ma c’è un secondo modo per manifestare il proprio amore ed è quello di stare con la persona che ami, condividendo gioie e dolori. È questo l’amore con cui Dio ci ha amati nella sua incarnazione. Per mostrare che ci ama di un amore senza limiti, Dio si è inventato il proprio annientamento. Non si è accontentato di un amore di beneficenza ma ci ha amati con un amore di totale condivisione.
È soprattutto attraverso la presenza che si rende visibile l’amore. In questo tempo di pandemia abbiamo imparato che le relazioni virtuali non sono la stessa cosa delle relazioni in presenza. Nei giorni più bui ci sono mancati gli incontri e gli abbracci con le persone care perché un abbraccio ha una potenza espressiva indescrivibile. Un abbraccio ti fa sentire vivo, sostenuto. Il Natale è l’abbraccio di Dio all’umanità intera, soprattutto a coloro che vivono nel dolore. Dio viene a trovarci laddove noi siamo e nella condizione che viviamo. Lascia il “calduccio” dei cieli per condividere le nostre fatiche, i nostri lutti, le nostre sofferenze. Ecco perché il Natale riaccende una luce. Non siamo più soli e in questo non essere più soli ritroviamo il coraggio di sperare. Natale è lasciarci trovare e amare da Gesù.
Amato popolo della Marsica sono in questa terra da appena tre mesi e mi hai accolto con grande affetto, non ti sarà pertanto difficile fare spazio a Dio nel tuo cuore. Ma il Natale ci affida anche un compito: cercare e amare gli uomini e le donne del nostro tempo così come siamo stati cercati e amati da Dio. Portiamo ai nostri fratelli, soprattutto se soli e bisognosi, l’abbraccio di Dio. Dio che nasce per amore ci conceda di fare della nostra vita un dono di amore. Solo così sarà Natale per tutti, anche per i miei cari amici. Buon Natale!
Vi abbraccio e vi benedico
+ Giovanni, Vescovo
Il pianto di un ragazzo per la perdita della sua mamma a causa del Covid, la domanda di un bambino, «Perché i miei genitori non si vogliono più bene?», la preoccupazione di un papà che teme di perdere il lavoro, la sofferenza di un malato oncologico che combatte da 23 anni contro un terribile tumore, mi interrogano circa il Natale. Mi chiedo se sarà Natale anche per loro. E come potranno accogliere l’augurio di «Buon Natale». Mi domando se gli auguri di Natale favoriranno in loro rabbia, tenerezza oppure disprezzo. Il Natale non è una bella favola, è un mistero nel quale entrare. Penso a questi miei amici, alle persone che soffrono e mi chiedo: «Perché Dio si è fatto uomo? Che cosa lo ha spinto a spogliarsi di se stesso e ad assumere la condizione umana? E questa sua scelta può davvero portare un beneficio a tutti gli uomini, anche a coloro che sono segnati dal dolore?».
Porsi domande un tempo era sinonimo di poca fede. In realtà porsi domande è un modo per stare davanti al Signore con tutta la dignità umana. Anche la Vergine Maria dinanzi alle parole dell’angelo Gabriele: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù», pone una domanda: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Per tanto tempo la teologia ha risposto dicendo che Dio si è fatto uomo per salvarci, per redimerci dal peccato. Ritengo che si debba andare oltre. Cristo è venuto in questo mondo non semplicemente per portare il perdono, bensì per portare se stesso. A Dio in realtà interessa la nostra vita, più che il nostro peccato. «Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza». Più Vangelo entra nella mia vita e più vivo. Il Natale è un atto di amore da parte di Dio per l’uomo. Non è un appello alla buona volontà degli uomini bensì la suprema epifania dell’amore di Dio. Sin da piccoli ci hanno detto di essere più buoni a Natale, facendoci credere che il Natale sia la festa della buona volontà degli uomini. In realtà è la festa della buona volontà di Dio. Ci sono due modi per manifestare l’amore. Il primo modo consiste nel fare doni alla persona amata. Avviene così anche nell’esperienza umana: quando sboccia un amore tra due creature il primo bisogno è quello di farsi doni e regali per assicurare all’altro il proprio affetto. Dio ci ha amati così nel momento della creazione. La creazione è tutta un dono: fiori, aria, sole, luna e stelle.
Ma c’è un secondo modo per manifestare il proprio amore ed è quello di stare con la persona che ami, condividendo gioie e dolori. È questo l’amore con cui Dio ci ha amati nella sua incarnazione. Per mostrare che ci ama di un amore senza limiti, Dio si è inventato il proprio annientamento. Non si è accontentato di un amore di beneficenza ma ci ha amati con un amore di totale condivisione.
È soprattutto attraverso la presenza che si rende visibile l’amore. In questo tempo di pandemia abbiamo imparato che le relazioni virtuali non sono la stessa cosa delle relazioni in presenza. Nei giorni più bui ci sono mancati gli incontri e gli abbracci con le persone care perché un abbraccio ha una potenza espressiva indescrivibile. Un abbraccio ti fa sentire vivo, sostenuto. Il Natale è l’abbraccio di Dio all’umanità intera, soprattutto a coloro che vivono nel dolore. Dio viene a trovarci laddove noi siamo e nella condizione che viviamo. Lascia il “calduccio” dei cieli per condividere le nostre fatiche, i nostri lutti, le nostre sofferenze. Ecco perché il Natale riaccende una luce. Non siamo più soli e in questo non essere più soli ritroviamo il coraggio di sperare. Natale è lasciarci trovare e amare da Gesù.
Amato popolo della Marsica sono in questa terra da appena tre mesi e mi hai accolto con grande affetto, non ti sarà pertanto difficile fare spazio a Dio nel tuo cuore. Ma il Natale ci affida anche un compito: cercare e amare gli uomini e le donne del nostro tempo così come siamo stati cercati e amati da Dio. Portiamo ai nostri fratelli, soprattutto se soli e bisognosi, l’abbraccio di Dio. Dio che nasce per amore ci conceda di fare della nostra vita un dono di amore. Solo così sarà Natale per tutti, anche per i miei cari amici. Buon Natale!
Vi abbraccio e vi benedico
+ Giovanni, Vescovo
Il pianto di un ragazzo per la perdita della sua mamma a causa del Covid, la domanda di un bambino, «Perché i miei genitori non si vogliono più bene?», la preoccupazione di un papà che teme di perdere il lavoro, la sofferenza di un malato oncologico che combatte da 23 anni contro un terribile tumore, mi interrogano circa il Natale. Mi chiedo se sarà Natale anche per loro. E come potranno accogliere l’augurio di «Buon Natale». Mi domando se gli auguri di Natale favoriranno in loro rabbia, tenerezza oppure disprezzo. Il Natale non è una bella favola, è un mistero nel quale entrare. Penso a questi miei amici, alle persone che soffrono e mi chiedo: «Perché Dio si è fatto uomo? Che cosa lo ha spinto a spogliarsi di se stesso e ad assumere la condizione umana? E questa sua scelta può davvero portare un beneficio a tutti gli uomini, anche a coloro che sono segnati dal dolore?».
Porsi domande un tempo era sinonimo di poca fede. In realtà porsi domande è un modo per stare davanti al Signore con tutta la dignità umana. Anche la Vergine Maria dinanzi alle parole dell’angelo Gabriele: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù», pone una domanda: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Per tanto tempo la teologia ha risposto dicendo che Dio si è fatto uomo per salvarci, per redimerci dal peccato. Ritengo che si debba andare oltre. Cristo è venuto in questo mondo non semplicemente per portare il perdono, bensì per portare se stesso. A Dio in realtà interessa la nostra vita, più che il nostro peccato. «Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza». Più Vangelo entra nella mia vita e più vivo. Il Natale è un atto di amore da parte di Dio per l’uomo. Non è un appello alla buona volontà degli uomini bensì la suprema epifania dell’amore di Dio. Sin da piccoli ci hanno detto di essere più buoni a Natale, facendoci credere che il Natale sia la festa della buona volontà degli uomini. In realtà è la festa della buona volontà di Dio. Ci sono due modi per manifestare l’amore. Il primo modo consiste nel fare doni alla persona amata. Avviene così anche nell’esperienza umana: quando sboccia un amore tra due creature il primo bisogno è quello di farsi doni e regali per assicurare all’altro il proprio affetto. Dio ci ha amati così nel momento della creazione. La creazione è tutta un dono: fiori, aria, sole, luna e stelle.
Ma c’è un secondo modo per manifestare il proprio amore ed è quello di stare con la persona che ami, condividendo gioie e dolori. È questo l’amore con cui Dio ci ha amati nella sua incarnazione. Per mostrare che ci ama di un amore senza limiti, Dio si è inventato il proprio annientamento. Non si è accontentato di un amore di beneficenza ma ci ha amati con un amore di totale condivisione.
È soprattutto attraverso la presenza che si rende visibile l’amore. In questo tempo di pandemia abbiamo imparato che le relazioni virtuali non sono la stessa cosa delle relazioni in presenza. Nei giorni più bui ci sono mancati gli incontri e gli abbracci con le persone care perché un abbraccio ha una potenza espressiva indescrivibile. Un abbraccio ti fa sentire vivo, sostenuto. Il Natale è l’abbraccio di Dio all’umanità intera, soprattutto a coloro che vivono nel dolore. Dio viene a trovarci laddove noi siamo e nella condizione che viviamo. Lascia il “calduccio” dei cieli per condividere le nostre fatiche, i nostri lutti, le nostre sofferenze. Ecco perché il Natale riaccende una luce. Non siamo più soli e in questo non essere più soli ritroviamo il coraggio di sperare. Natale è lasciarci trovare e amare da Gesù.
Amato popolo della Marsica sono in questa terra da appena tre mesi e mi hai accolto con grande affetto, non ti sarà pertanto difficile fare spazio a Dio nel tuo cuore. Ma il Natale ci affida anche un compito: cercare e amare gli uomini e le donne del nostro tempo così come siamo stati cercati e amati da Dio. Portiamo ai nostri fratelli, soprattutto se soli e bisognosi, l’abbraccio di Dio. Dio che nasce per amore ci conceda di fare della nostra vita un dono di amore. Solo così sarà Natale per tutti, anche per i miei cari amici. Buon Natale!
Vi abbraccio e vi benedico
+ Giovanni, Vescovo
Il pianto di un ragazzo per la perdita della sua mamma a causa del Covid, la domanda di un bambino, «Perché i miei genitori non si vogliono più bene?», la preoccupazione di un papà che teme di perdere il lavoro, la sofferenza di un malato oncologico che combatte da 23 anni contro un terribile tumore, mi interrogano circa il Natale. Mi chiedo se sarà Natale anche per loro. E come potranno accogliere l’augurio di «Buon Natale». Mi domando se gli auguri di Natale favoriranno in loro rabbia, tenerezza oppure disprezzo. Il Natale non è una bella favola, è un mistero nel quale entrare. Penso a questi miei amici, alle persone che soffrono e mi chiedo: «Perché Dio si è fatto uomo? Che cosa lo ha spinto a spogliarsi di se stesso e ad assumere la condizione umana? E questa sua scelta può davvero portare un beneficio a tutti gli uomini, anche a coloro che sono segnati dal dolore?».
Porsi domande un tempo era sinonimo di poca fede. In realtà porsi domande è un modo per stare davanti al Signore con tutta la dignità umana. Anche la Vergine Maria dinanzi alle parole dell’angelo Gabriele: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù», pone una domanda: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Per tanto tempo la teologia ha risposto dicendo che Dio si è fatto uomo per salvarci, per redimerci dal peccato. Ritengo che si debba andare oltre. Cristo è venuto in questo mondo non semplicemente per portare il perdono, bensì per portare se stesso. A Dio in realtà interessa la nostra vita, più che il nostro peccato. «Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza». Più Vangelo entra nella mia vita e più vivo. Il Natale è un atto di amore da parte di Dio per l’uomo. Non è un appello alla buona volontà degli uomini bensì la suprema epifania dell’amore di Dio. Sin da piccoli ci hanno detto di essere più buoni a Natale, facendoci credere che il Natale sia la festa della buona volontà degli uomini. In realtà è la festa della buona volontà di Dio. Ci sono due modi per manifestare l’amore. Il primo modo consiste nel fare doni alla persona amata. Avviene così anche nell’esperienza umana: quando sboccia un amore tra due creature il primo bisogno è quello di farsi doni e regali per assicurare all’altro il proprio affetto. Dio ci ha amati così nel momento della creazione. La creazione è tutta un dono: fiori, aria, sole, luna e stelle.
Ma c’è un secondo modo per manifestare il proprio amore ed è quello di stare con la persona che ami, condividendo gioie e dolori. È questo l’amore con cui Dio ci ha amati nella sua incarnazione. Per mostrare che ci ama di un amore senza limiti, Dio si è inventato il proprio annientamento. Non si è accontentato di un amore di beneficenza ma ci ha amati con un amore di totale condivisione.
È soprattutto attraverso la presenza che si rende visibile l’amore. In questo tempo di pandemia abbiamo imparato che le relazioni virtuali non sono la stessa cosa delle relazioni in presenza. Nei giorni più bui ci sono mancati gli incontri e gli abbracci con le persone care perché un abbraccio ha una potenza espressiva indescrivibile. Un abbraccio ti fa sentire vivo, sostenuto. Il Natale è l’abbraccio di Dio all’umanità intera, soprattutto a coloro che vivono nel dolore. Dio viene a trovarci laddove noi siamo e nella condizione che viviamo. Lascia il “calduccio” dei cieli per condividere le nostre fatiche, i nostri lutti, le nostre sofferenze. Ecco perché il Natale riaccende una luce. Non siamo più soli e in questo non essere più soli ritroviamo il coraggio di sperare. Natale è lasciarci trovare e amare da Gesù.
Amato popolo della Marsica sono in questa terra da appena tre mesi e mi hai accolto con grande affetto, non ti sarà pertanto difficile fare spazio a Dio nel tuo cuore. Ma il Natale ci affida anche un compito: cercare e amare gli uomini e le donne del nostro tempo così come siamo stati cercati e amati da Dio. Portiamo ai nostri fratelli, soprattutto se soli e bisognosi, l’abbraccio di Dio. Dio che nasce per amore ci conceda di fare della nostra vita un dono di amore. Solo così sarà Natale per tutti, anche per i miei cari amici. Buon Natale!
Vi abbraccio e vi benedico
+ Giovanni, Vescovo