Nella scorsa settimana ben 5 consiglieri regionali si sono autosospesi dal partito per problemi interni (probabilmente legati alla gestione del movimento politico da parte dell’onorevole D’Eramo). Antonietta La Porta, Simone Angelosante, Fabrizio Monteparia, Emanuele Marcovecchio e Antonio Di Gianvittorio hanno siglato un significativo atto di rottura, inoltrando una lettera-appello a Salvini.
Ad Avezzano, l’eco delle ultime defezioni arriva invece con alcune adesioni al movimento civico “Abruzzo al centro” del sindaco Giovanni Di Pangrazio.
Se altri erano già usciti allo scoperto, il nome che crea maggiore riflessione è quello dell’ex coordinatore cittadino Roberto Laurenzi, giovane stimato in città e legato, anche per tradizione familiare, all’elettorato di centro destra.
Anche per lui è arrivata l’accusa del coordinatore provinciale Tiziano Genovesi, ormai esperto di abbandoni politici, ed è stata più o meno la stessa riservata alla consigliera Iride Cosimati pochi giorni fa, quando la consigliera aveva lasciato il centrodestra.
Genovesi esordisce su ‘il Centro’ – “il sindaco sospeso continua l’azione di isolamento della città e getta fumo negli occhi” – perdendo di vista, tra il fumo, la debacle della lega in tutta Italia crollata al terzo partito (19%) e superata dal PD (21%) – Ma nel frattempo Di Pangrazio porta con se i consensi di volti noti della politica cittadina come Sandro Stirpe (ex Lega), Carmelo Occhiuto (ex FI), e poi Roberto Laurenzi (ex Lega), Pierluigi Panunzi (ex Udc) e tanti altri già pronti a tesserarsi e iniziare a lavorare nel territorio.
Si lamentano tradimenti, si rivendica coerenza, si parla di elezioni non così negative, si sposta l’attenzione su una siringa trovata per terra ad Avezzano lasciando intendere che si tratti sempre e comunque di “passaggi interessati”.
Eppure, il problema è serio perché la politica manca (non solo nel centrodestra) e non si fa fotografando siringhe o tombini. Tra la comunicazione semplice e diretta e le banalità, c’è un confine sottile. E non puoi varcarlo in continuazione.
A tal proposito Sandro Stirpe non le manda a dire, e in uno sfogo con noi replica, oltre che a Genovesi, anche all’ex sindaco sfiduciato Gabriele De Angelis: – “leggo con piacere, non certo con stupore, il grande risentimento del segretario provinciale della Lega il quale ritiene che il civismo sia fallito in ogni tornata elettorale, vedi Sulmona. – afferma Stirpe – Il coordinatore Tiziano Genovesi ha la memoria corta e non è stato ben attento al dato politico delle ultime tornate elettorali, probabilmente impegnato in altre faccende, tanto che non si è accorto che il centrodestra, magistralmente guidato da due fenomeni della politica quali i coordinatori Provinciali di Lega e Forza Italia, a Sulmona è arrivato terzo, ovvero dopo la coalizione civica di Gerosolimo.
È forse quello il modello da seguire? Caro ex candidato sindaco, ma se ben cinque consiglieri regionali della Lega lasciano il partito non crede che bisognerebbe porsi qualche domanda e non pensare sempre a diffondere odio e malcontento ovunque? E che dice il Genovesi del civico Draghi che guida il governo con Lega. – conclude Sandro Stirpe.
D’altra parte, se si guarda ad ipotesi di scelte più ciniche che civiche, non è detto che le motivazioni di quei pochi rimasti nel partito siano così lontane da incarichi e gratificazioni.
Mentre il segretario regionale della Lega Abruzzo, l’onorevole Luigi D’Eramo, tra un proclamo e l’altro, condannando il sostegno economico –“Il reddito di cittadinanza è una misura fallimentare ed ideologica che drena risorse importanti dalle casse dello Stato. Occorre rivedere il Rdc che ha mille criticità, anziché togliere il diritto di andare in pensione ad un’età decente a chi ha versato contributi per decenni” – si dimentica che é talmente ideologico e fallimentare che lui lo ha votato alla fiducia con quota 100, gli scappati Antonietta La Porta e Fabrizio Montepara, chiedono scusa e tornano chini a casa Lega.
Manca la leadership o, per quelli allergici all’inglese, manca una guida che leghi davvero.
E serve subito. Perché il problema non sono quei trenta che vanno con gli altri o quei tre che sono rimasti, ma quel 30% che non li vota più rimanendo a casa. E questo, pur non riguardando la sola Lega, non è colpa del civismo né del cinismo.