Quelli del centrodestra hanno esportato il modello Avezzano. Confusione, candidati improvvisati e calati dall’alto, militanti umiliati, elettori in fuga; il tutto mentre suona la grancassa populista condita da slogan facili, ripetuti scimmiottando i leader nazionali.
E così hanno perso dovunque. In Abruzzo la resa è totale: Vasto, Francavilla, Roseto, Sulmona vanno al centrosinistra. Rimane il solo Paolini a Lanciano e non è un caso sia stato già sindaco 10 anni fa: per vincere il centrodestra deve affidarsi alla generazione precedente.
Eppure, non preoccupa solo la batosta.
Il primo passo per il cambiamento è la consapevolezza. Quelli che ritengono di poter smettere di fumare quando vogliono, generalmente non ci riescono. Coloro che invece capiscono la difficoltà in cui si trovano, fanno il primo passo per modificare in meglio la propria abitudine e la propria condizione.
Ebbene il centrodestra sembra dire “smetto di perdere quando voglio” perché, come nel primo turno le dichiarazioni di commento del post-voto, vanno dalla sottovalutazione al patetico tentativo di far passare una valanga per una carezza.
Salvini dichiara che, tutto sommato, i comuni che cambiano colore sono pochi: ricorda i suoi esponenti locali quando dicevano, quindici giorni fa, di essere pienamente soddisfatti delle sconfitte.
I dirigenti regionali scappano a farsi le foto a Lanciano invece di fare un autentico e sincero mea culpa.
Così il centrodestra non va da nessuna parte. O meglio va verso il baratro e, quello delle regionali, è molto vicino.