AVEZZANO – Dopo la sbornia elettorale delle ultime amministrative è ripreso il dibattito pubblico ad Avezzano. Ed è ripreso male.
È notizia di ieri la querela che il Consigliere (e avvocato) Gianluca Presutti che presenterà verso il collega Tiziano Genovesi, per l’articolo dello stesso di qualche ora prima.
Sulla vicenda ci sentiamo di fare alcune considerazioni che vanno nel solco della precarietà del dibattito pubblico presente in città, precarietà ben espressa da Ungaretti nei magistrali versi del poema Soldati, dal quale abbiamo preso spunto per il titolo.
L’articolo del segretario provinciale della Lega aveva una componente del tutto opinabile ma legittima: quella in cui attaccava l’amministrazione per il mancato completamento della Piazza del Mercato e in cui rivendicava i risultati del partito in Provincia, annunciando soddisfazione per gli stessi. Ripetiamo, considerazioni opinabili ma legittime come, tra l’altro, è teoricamente contestabile la difesa nel merito dell’attività amministrativa riportata da Presutti.
L’altra parte del comunicato metteva nero su bianco una serie di accuse o di allusioni proprio verso il consigliere di maggioranza, quali “interessi personali nell’azione amministrativa su Piazza del Mercato” “politica delle raccomandazioni” ed un riferimento a non meglio specificate “zone d’ombra”.
E su questo, Gianluca Presutti, è proprio l’obiettivo sbagliato. Uno, perché appare limpido e lontano come stile e caratura morale, da quelli abituati a frequentare i “territori di confine”. Due, perché è un penalista e non uno degli ultimi.
La decisione del consigliere di maggioranza di portare in tribunale il collega ha fatto scattare l’immediata reazione di D’Eramo intervenuto per difendere il suo uomo sul territorio. Il senso espresso dal leader leghista è coerente con la retorica del movimento: “non ci tapperanno la bocca!” Anche gli altri esponenti locali del centro destra si sono espressi con qualche riga di sostegno a difesa di Genovesi. A dire il vero, dal comunicato traspare lo stesso entusiasmo, che si respirava in campagna elettorale nel sostenerlo.
Da un punto di vista tecnico, lo schema della comunicazione non è né nuovo né originale. Si allude a trame oscure, si provoca una reazione e ci si presenta come paladini del popolo contro quella reazione. Diciamo che non lo ha inventato la Lega e che, a volte, funziona.
Il problema è che, proprio la Lega dovrebbe aver capito che queste modalità di fare comunicazione politica sono spesso un boomerang, che si rivolta con violenza contro chi lo ha lanciato. Per informazioni chiedere al povero Morisi, creatore dello strumento da propaganda denominata la “Bestia” utilizzata da Salvini, che senza un reato vero e proprio, si è trovato travolto dalla stessa macchina del fango che ha frequentato e alimentato per anni. Ed è questo il punto, a nostro modesto avviso.
Tale modo di confrontarsi, è uno degli elementi che spingono tanti validi professionisti a restare fuori, preferendo il lavoro alla politica e le terme ai fanghi.
Tiziano Genovesi fa politica con passione, dal leghista sarebbero bastate delle scuse, come ha fatto il noto Marco Montemagno inciampato in uno scomodo video sulle donne, a riportare il confronto sui giusti binari: Perché si può sbagliare a scrivere un comunicato, magari per fretta.
Ma il clima di complottismo paesano per il quale, per parlare di interessi personali, basta una casa della sorella di una zia nella zona di un intervento previsto quattro anni prima, rende tutti incompatibili non con la politica, ma con il buon senso.
All’ombra della rigogliosa chioma delle piante (di ferro ) di piazza del mercato ci auguriamo che tutto si risolva con una stretta di mano, prima che sia troppo tardi.